l’allarme sociale

Bari, emergenza casa: «Sempre più famiglie espulse dalla città»

Ninni Perchiazzi

Zambetti (Sunia Puglia): «Un tavolo tra i sindacati degli inquilini e della proprietà»

BARI - Sfratti esecutivi (disposti dal Tribunale), finite locazioni e la contestuale inarrestabile ascesa di locazioni brevi e b&b: è così servito il micidiale e venefico cocktail a danno delle famiglie meno abbienti e in difficoltà, di fatto destinatarie di una sorta di decreto di espulsione dalla città. E i riverberi negativi si avvertono in tutta l’area metropolitana.

numeri La casa, a Bari, continua drammaticamente a rappresentare un’emergenza di difficile soluzione, come confermano di anno in anno i numeri ufficiali, fonte ministero degli Interni. E ovviamente, il 2022 non fa eccezione: nel capoluogo, lo scorso anno sono stati 1.224 gli sfratti convalidati (su 2.801 registrati un regione) con un incremento rispetto al 2021 che sfiora il 9% (8,41% per la precisione), mentre sono state richieste 3.620 esecuzioni, di cui 551 eseguite con l’assistenza della forza pubblica. Di fatto queste ultime sono più che raddoppiate rispetto al 2021 (+ 206%).

Dati allarmanti a cui si aggiunge la ripresa degli sfratti per finita locazione, la cui impennata è strettamente legata al fenomeno del boom turistico, che sta mutando la fisionomia del mercato degli affitti, come stanno sperimentando sulla propria pelle anche gli studenti universitari fuori sede, ai quali un posto letto costa più di 350 euro al mese. Infatti, per i proprietari è ben più remunerativo, liberarsi delle famiglie (e degli studenti), per trasformare gli appartamenti trasformati in bed&breakfast o in alloggi per locazione brevi. Il calcolo è presto fatto, in un paio di weekend si guadagna quanto si percepirebbe in un mese da un affitto a lungo termine.

«Le famiglie così continuano ad essere espulse dalla città. Prima gli alloggi venivano trasformati in ufficio, poi in alloggi per studenti ore in locazioni brevi o b&b. Il risultato è che gli studenti e le famiglie non trovano casa, ma anche i proprietari diretti degli alloggi vedono trasformare i loro condomini in luoghi non sicuri, con aumento anche dei costi a causa dell’avvento di b&b e locazioni brevi», afferma Nicola Zambetti segretario generale Sunia Puglia, ribadendo allarme e denunce che ormai fa da anni.

mercato Il risultato è che il mercato della locazione è quasi inesistente. «Quando si trova una casa in affitto il canone non corrisponde ai servizi che offre, ma soprattutto alle capacità reddituali degli affittuari. Spesso il canone supera il 50% del reddito famigliare: lo dice l’Istat. E noi ci aggiungiamo: quando il reddito c’è», aggiunge il sindacalista.

panorama fosco La situazione abitativa appare ora molto più grave che negli anni ‘80 e ‘90. «Allora, le famiglie a seguito dello sfratto si trasferivano nei comuni limitrofi al capoluogo. Oggi non è più così. Nell’area metropolitana di Bari trovare casa in locazione è diventato un lusso che le famiglie non possono permettersi. Prezzi e disponibilità sono mutati anche negli altri centri del Barese», incalza Zambetti.

Intanto, il Governo non ha rifinanziato il fondo di sostegno alla locazione per il 2023 e, al momento, non prevede di farlo nella Finanziaria 2024. «Questo significa che 3.500 famiglie baresi che quest’anno hanno partecipato al bando comunale ed hanno ricevuto il contributo per pagare l’affitto, già da ora per pagare l’affitto dovranno continuare a ridurre le spese per curarsi o stringere la cinghia, pena subire uno sfratto per morosità».

I Comuni sono quindi chiamati a organizzarsi per affrontare l’ulteriore emergenza sociale abitativa dei prossimi mesi. «L’emergenza non può essere scaricata sui soli Comuni - dice ancora il segretario Sunia -. Parlamento, Governo e Regione devono adottare provvedimenti risolutivi, a partire dal regolare locazioni brevi e b&b, in modo da valorizzare le imprese turistiche e creare lavoro regolare».

«Allo stesso tempo, non è più rinviabile l’accordo tra le associazioni della proprietà e degli inquilini per definire l’accordo comunale sui canoni agevolati che a Bari è datato 2004, quando non esisteva la cedolare secca e l’Imu comunale era al 3 per mille. Adesso, questa misura costa al Comune di Bari circa 5 milioni l’anno senza alcun ritorno sociale», sostiene, non senza tornare a chiedere un tavolo di confronto tra sindacati degli inquilini e della proprietà. «Facciamo appello alla disponibilità del Comune affinché convochi un nuovo incontro per la definizione dell’accordo in grado di soddisfare la proprietà, che riceve agevolazioni fiscali, gli inquilini, che devono poter pagare il canone di locazione, e il comune stesso», conclude.

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