BARI - Il Comune di Bari e il Teatro Pubblico Pugliese ricordano l’8 agosto del 1991, il giorno in cui nel capoluogo pugliese attraccò la nave Vlora con a bordo 20mila profughi albanesi. Domani, nel 32esimo anniversario dell’evento che ha segnato la storia dell’immigrazione nel Novecento, appuntamento al Teatro Piccinni e al Museo Civico con due eventi a ingresso libero: alle ore 11.30, al teatro comunale, andrà in scena lo spettacolo La nave dolce di Daniela Nicosia, anticipato sul palco dal sindaco Antonio Decaro e dalla giornalista Annamaria Minunno con alcuni testimoni dell’evento: Nicola Montano, ispettore di polizia che gestì le prime operazioni dell’arrivo in porto, Luca Turi, giornalista e fotoreporter, ed Eva Karafili, una dei passeggeri della Vlora che da allora vive e lavora a Bari occupandosi di animazione sociale e di teatro.
All’incontro interverrà anche Duli Caja, l’artista albanese autore dell’arazzo esposto nella sala giunta di Palazzo di Città: l’opera, realizzata nel 2014 con scampoli di tessuto colorato, è composta da circa ventimila bottoncini cuciti sulla stoffa, che richiamano il numero di persone a bordo della Vlora.
Il programma della giornata proseguirà alle ore 19, negli spazi del Museo Civico, con la proiezione del documentario Storie di un evento straordinario - La Vlora, il volto dell’accoglienza, regia di Vincenzo Losito e Stefano Sasso.
«Questa è la storia di un viaggio - commenta in una nota l'assessora alle Culture Ines Pierucci - che appartiene alla storia del nostro Paese e a quella del Paese delle aquile, cioè delle due sponde dell’Adriatico meridionale. In occasione di quell'evento drammatico, l’8 agosto del 1991, la città di Bari si distinse sia per la posizione del sindaco Enrico Dalfino, che criticò apertamente la scelta del Governo di concentrare i ventimila della Vlora nello stadio della Vittoria, sia per la generosità dei baresi, che cercarono i tutti i modi di essere d’aiuto a quelle persone disperate. Probabilmente, se si fossero compresi appieno la portata e gli effetti di quella vicenda, che apriva il varco a una grande esperienza migratoria, si sarebbero potute gestire diversamente le migrazioni successive e quelle attuali».