Il fenomeno
«No coca, no party!»: a Bari crescono i consumi della droga dell'estate
A Japigia, al Libertà, al San Paolo e Bari vecchia il potere delle famiglie si consolida attraverso un controllo diretto e più efficace dei gruppi di spaccio
BARI - No droga, no party. Lo sballo delle sere d’estate è un mix di musica, alcool, nuove droghe e hashish modificato chimicamente, quindici volte più potente. Una miscela che brucia le cellule del cervello. «No droga, no rave party», il mantra della nuova generazione che usa ecstasy del tipo «Mdma», anfetamine, eropina, cocaina e riscopre l’hashish «arricchito». Cresce la domanda e l’offerta si adegua. Sul bancone dei venditori si trova di tutto e di più. Dalla prima settimana di giugno a sabato scorso gli uomini e le donne della Questura hanno arrestato per reati in materia di sostanze stupefacenti 16 persone e denunciato altrettante. La caccia alla droga dell’estate è cominciata ed è soprattutto caccia ai pusher delle famiglie criminali. I clan hanno scelto di mantenere un basso profilo per garantire una «pax mafiosa» che sta riempiendo le casse di tutti con i guadagni dello spaccio.
A Japigia, al Libertà, al San Paolo e Bari vecchia il potere delle famiglie si consolida attraverso un controllo diretto e più efficace dei gruppi di spaccio, la risorsa più produttiva. La geografia criminale della città rimane immutata, gli equilibri sui quali si regge il potere delle associazioni mafiose restano soliti.
Gli interessi ed i valori della malavita barese vengono salvaguardati da «giovanotti educati, ma con il cervello bruciato» venditori di coca, eroina, hashish e marijuana che ogni sera si dividono «un buon guadagno». Ce n’è per tutti.
Le uniche fibrillazioni registrate dagli investigatori sono legate a piccole contese interne che sono state gestite «internamente» senza dare troppo nell'occhio.
In tutto questo avanza il fenomeno del «fai da te». La cannabis e l’oppio prodotti a chilometro zero stanno diventando la nuova moda. Coltivare in casa vuol dire abbattere i costi e far lievitare i guadagni.
Piccole piantagioni trovano dimora nei poderi abbandonati e incolti, oppure sui terrazzini, nei giardini, nei box condominiali. La coltivazione della droga leggera «made in Bari» sta lentamente prendendo piede. Secondo i dati contenuti nella prima relazioni dell’ Osservatorio regionale delle dipendenze «l’auto coltivazione di erba registra negli anni un aumento costante».
Si piantano semi principalmente per uso personale ma sono in aumento le denunce e c’è chi finisce in carcere. Alberelli di canapa indiana spuntano come malerba. Si tratta di una conversione agricola che sta spostando il business dal narcotraffico transnazionale alla logica del «chilometro utile», del prodotto bio, con concimi organici e, come pesticidi delle preparazioni naturali.
L’odore pungente e dolciastro della fluorescenze riempie le piccole serre attrezzate tra le pareti domestiche, sui balconi, nei giardini, da parte dei novelli profeti dello sballo «bio». È il nuovo modo di fare business che poggia su un reticolo composto da piccole startup clandestine, neoimprese a conduzione quasi familiare che con un minimo di investimenti strutturali (semi, terriccio, vasi, un piccolo impianto idrico e qualche lampada termica) e un budget molto contenuto dedicato alle spese per il materiale di consumo, entrano nel mondo del piccolo commercio illegale nel quale i prodotti vengono commercializzati e venduti nella stessa zona di produzione.
Con l’inizio della stagione calda è partita la stretta nei controlli e della massiccia attività di prevenzione decisa dopo la partecipazione del ministro Piantedosi alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza dello scorso 19 maggio, a seguito della richiesta del sindaco Decaro di potenziare gli organici delle forze dell’ordine.
Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia locale stanno lavorando per porre un argine ai fenomeni di «criminalità diffusa» e colpire anche il mercato clandestino della droga, del piccolo contrabbando, della vendita in nero di merci rubate e contraffatte.
Una direttiva ha disposto presidi più frequenti nei luoghi della mala-movida e nelle zone della città dove sono già avvenute aggressioni, furti e violenze e insieme agli accertamenti anche l’identificazione delle persone pericolose o sospette che hanno l’obbligo non solo di fornire indicazioni sulla propria identità personale ma anche documentarla.
Dai primi di giugno a sabato scorso la Questura a Bari ha controllato 5.359 persone, fermato e controllato 1.773 veicoli, elevando 45 sanzioni. Nel corso delle attività di prevenzione ha denunciato 83 persone ed eseguito 32 arresti.