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Dda Bari: «Contro la mafia serve l'aiuto della società civile»

 
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Dda Bari: «Contro la mafia serve l'aiuto della società civile»

Così il procuratore Francesco Giannella, a margine della presentazione del docufilm «La mafia ha paura - Storia di un sud che può vincere»

Mercoledì 26 Aprile 2023, 12:16

13:08

BARI - «La mafia non riguarda solo i suoi protagonisti. Quando accadono tragedie come quella di Anna Rosa Tarantino, di Michele Fazio e dei fratelli Luciani a San Marco in Lamis, la gente si accorge che queste vicende riguardano anche la società civile. Sono fatti di tutti, anche quando non ci toccano direttamente». Così Francesco Giannella, procuratore aggiunto e coordinatore della Dda di Bari, a margine della presentazione del docufilm 'La mafia ha paura - Storia di un sud che può vincere' di Marco Agostinacchio, presentato in anteprima nazionale a Bari nella sala cinematografica dell’Apulia Film Commission. I fratelli Aurelio e Luigi Luciani furono uccisi il 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis (Foggia) nell’agguato in cui furono assassinati il boss di Manfredonia, Mario Luciano Romito, e suo cognato Matteo de Palma. I due fratelli furono ammazzati perché testimoni involontari dell’agguato.

«Magistratura e forze dell’ordine - ha aggiunto Giannella - non sono sufficienti: mettere in galera le persone e fare attività di repressione è necessario, ma non sufficiente. È importante capire che sono fatti nostri anche prima che avvengano le tragedie. Occorre comprendere perché certe cose accadano, per provare a sconfiggerle». «In alcune zone del territorio pugliese - ha rilevato - le mafie hanno acquisito una maturità tale per cui sanno che sparare non serve più, perché attira solo attenzione. A Cerignola, ad esempio, non accade nulla, perché c'è una realtà criminale potentissima e integrata nel tessuto sociale, e i reati avvengono al di fuori del comune. Anche nel Barese ci sono realtà apparentemente esenti dal fenomeno criminale in cui, invece, la presenza mafiosa è molto profonda».

Il sindaco Decaro: «Dopo le vittime innocenti per mafia, c'è stata la ribellione»

«La mafia ha paura perché nelle nostre comunità si creano delle linee di demarcazione, quasi invisibili, tra questa e la società civile. È accaduto a Bitonto con l’omicidio di Anna Rosa Tarantino, è successo a Bari con l'uccisione di Michele Fazio. Quei momenti cambiano la percezione dei cittadini, che si schierano in favore della legalità». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, a margine della presentazione del docufilm «La mafia ha paura - Storia di un sud che può vincere» di Marco Agostinacchio, presentato in anteprima nazionale a Bari nella sala cinematografica dell’Apulia Film Commission. L’84enne Anna Rosa Tarantino fu uccisa per errore il 30 dicembre 2017 durante un conflitto a fuoco tra clan rivali nei vicoli di Bitonto; stessa sorte toccò al 15enne Michele Fazio a Bari vecchia il 12 luglio 2001.

«È importante raccontare la storia a chi non l’ha vissuta anche attraverso i docufilm - ha continuato Decaro - perché serve a fare in modo che non accada mai più, per creare una comunità coesa, che si tiene per mano e che non ha più paura della criminalità organizzata. A quel punto diventa la mafia ad avere paura della comunità che sta insieme». «Quando ero ragazzo io - ha detto ancora Decaro - ricordo che i criminali erano rispettati, erano in tanti a rivolgersi alla mafia per ottenere favori. Le cose sono radicalmente cambiate nel 2001, dopo l'omicidio di Michele Fazio a Bari vecchia. In quel momento hanno reagito tutti, dalle forze dell’ordine ai cittadini. Si è avvertito un moto di repulsione dall’interno che ha cambiato il rapporto tra criminalità e società civile. Non posso dire che a Bari abbiamo sconfitto la mafia - ha concluso - ma è diventata una città che reagisce e che non abbassa più la testa».

IL GOVERNATORE EMILIANO: LA PUGLIA PRIMA IN ITALIA PER ANTIMAFIA SOCIALE 

 «Se la popolazione non si fa intimidire, la mafia non può lavorare. Per questo è importante investire nell’antimafia sociale e in progetti che la sponsorizzano. In questo la Puglia è la prima in Italia, con oltre 30 milioni investiti in questo settore» ha sottolineato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. 

«Investiamo più di tutti - ha aggiunto - in attività per evitare che le organizzazioni mafiose creino proselitismo e possano affiliare ragazzi inconsapevoli. Per farlo, cerchiamo di parlare con tutti, a partire dagli studenti delle scuole, creando un fronte più organizzato delle stesse mafie. La società civile deve essere quel braccio che faciliti il contrasto e le investigazioni nei confronti delle organizzazioni, collaborando attivamente con forze dell’ordine e magistratura».

Emiliano ha ricordato la figura di Stefano Fumarulo, dirigente regionale scomparso nel 2017: «In sua memoria e in onore del suo lavoro abbiamo istituito una fondazione che approfondisca gli studi sulla criminalità organizzata e sull'antimafia sociale. La storia della mafia va studiata per mantenere viva la memoria, e per permettere all’antimafia sociale di lavorare con più efficacia».

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