Il caso
Bari, il killer di Santa Scorese ritorna dopo 32 anni e tormenta la sorella
L'uomo è stato arrestato ed ora è ai domiciliari in una Rsa. Dalle lettere la sua ossessione per la donna uccisa dopo tre anni di persecuzioni
PALO DEL COLLE (Bari) - Nel 1991 uccise Santa Scorese dopo tre anni di molestie. Trentadue anni dopo si ripresenta per molestare e tormentare Rosa Maria Scorese, oggi 59enne, sorella della vittima: «Se Santa mi avesse pregato di non ucciderla, quella sera, non l’avrei uccisa» le scrive. Con questa accusa, atti persecutori, è finito ai domiciliari in una Rsa di Cassano Murge Giuseppe Di Mauro, 64 anni, lo stalker-assassino di Santa Scorese, accusato di azioni persecutorie adesso anche nei confronti di Rosa Maria Scorese, sorella maggiore della vittima.
L’uomo, stando alle indagini coordinate dalla Procura di Bari, sarebbe tornato a tormentare la vita della famiglia Scorese attraverso lettere, audiomessaggi e chat sui social dal contenuto equivoco ed inquietante, ingenerando progressivamente nella quotidianità di Rosa Maria Scorese e della sua famiglia, paura per la loro incolumità, oltre a un perdurante stato di ansia e timori capaci di costringerla a modificare abitudini e stili di vita.
Ma procediamo per ordine. Le molestie di Di Mauro, sempre stando alle indagini, ricominciano nel giugno dello scorso anno, quando l’uomo inviava ad una cugina, omonima di Rosa Maria Scorese, una lettera in cui riemergeva una evidente ossessione per Santa Scorese ma anche una certa attenzione per i movimenti e gli spostamenti della sorella Rosa Maria.
Nella stessa lettera Di Mauro avrebbe anche precisato di aver ucciso Santa con quattro coltellate, non quattordici, ribadendo testualmente che se Santa «mi avesse pregato di non ucciderla, quella sera, non l’avrei uccisa».
Nelle settimane successive alla lettera, Di Mauro sarebbe tornato all’azione, cercando in varie maniere di contattare Rosa Maria Scorese sui suoi profili social senza ottenere risposta e sino ad essere bloccato. Con un intento persecutorio analogo a quello già utilizzato nei confronti di Santa Scorese. Perseguitando cioè Rosa Maria per costringerla ad ascoltare le sue richieste intimandole risposte.
A preoccupare e provocare sconcerto anche le ripetute richieste di Di Mauro che chiedeva a Rosa Maria Scorese di sottoporsi ai trattamenti di maternità surrogata di una presunta scuola americana, una fantomatica terapia sperimentale per far «rinascere» Santa attraverso il suo clone.
Ad aggravare la situazione e a generare nuovi timori, il fatto che il 4 marzo scorso, Giuseppe Di Mauro si trasferiva in una Rsa di Cassano Murge dalla provincia di Bolzano dov’è stato residente per tutti questi anni. Una località poco distante da Palo del Colle, da lui facilmente raggiungibile perché dotato di patente e mezzo proprio.
Partita la denuncia di Rosa Maria Scorese sono state avviate le indagini dei Carabinieri che, per prima cosa, non hanno riscontrato nei comportamenti di Di Mauro e nella documentazione allegata alla denuncia e nei contenuti delle lettere inviate, nessun segnale di ravvedimento rispetto all’omicidio. Sottolineando, anzi, a distanza di trent’anni, un atteggiamento morboso ed ossessivo indirizzato questa volta proprio nei confronti della sorella della vittima.
Negli anni successivi alla morte di Santa, la Chiesa Cattolica ha avviato il processo per la sua beatificazione e Rosa Maria Scorese non si è persa d’animo, girando e presenziando per scuole, centri antiviolenza, associazioni laiche e cattoliche di tutta Italia, per raccontare la sua storia di violenza e di dolore e rivendicare con forza il suo impegno contro la violenza di genere nel nome della sorella. Per questo, secondo gli inquirenti, il pericolo che Rosa Maria Scorese possa essere oggetto di atti violenti e persecutori del Di Mauro è ancora più concreto e attuale. Anche la Santa Messa del 15 marzo scorso, celebrata nella Chiesa Spirito Santo di Palo del Colle in occasione del 32° anniversario della morte di Santa è stata motivo di ansia e preoccupazione per la famiglia Scorese, presidiata dalle forze dell’ordine per motivi di sicurezza. Sino al giorno dopo, 16 marzo, quando il giudice per le indagini preliminari firmava l’ordinanza disponendo l’arresto ai domiciliari di Di Mauro e interrompendo finalmente un incubo.
Con una differenza. Dalla lettura degli atti e, in particolare, dagli esiti della perizia del 1991, si evinceva che all’epoca dell’omicidio Di Mauro fosse affetto da patologie psichiatriche. Per questo veniva prosciolto da ogni accusa condotto al ricovero in manicomio giudiziario sino alla libertà vigilata. Ora la situazione è cambiata. Le diverse relazioni predisposte dai medici e dagli specialisti che negli ultimi anni hanno avuto in cura Di Mauro hanno evidenziato un quadro patologico in miglioramento avendo portato a compimento il suo percorso riabilitativo, con un quadro clinico stabile, privo di elementi capaci di escludere la sua capacità di intendere e di volere. Persona punibile, dunque, e assoggettabile alla misura cautelare emessa. Non solo. A Di
Mauro è stato anche imposto il divieto di comunicare con soggetti diversi dagli altri ospiti della struttura, il divieto di utilizzo di qualsiasi pc e mezzo di comunicazione telefonica, fissa o mobile di proprietà e presente nella Rsa. Nonché l’applicazione del braccialetto elettronico con l’avvertenza che, qualora non prestasse il suo consenso all’attivazione, gli potrà essere applicata la custodia cautelare in carcere.