BARI - «L'Europa deve farsi carico del problema migratorio non solo indicando il porto più vicino ma anche organizzando un’accoglienza diffusa». Lo ha detto il sindaco di Bari, e presidente dell’Anci, Antonio Decaro durante il convegno 'Sulle sponde del Mediterraneo: teologia e prassi di dialogo, di inclusione e di pace' in corso all’università Aldo Moro di Bari.
«Solo così possiamo parlare di integrazione - ha aggiunto - invece ci ritroviamo a parlare della morte di bambini, donne e giovani uomini che non siamo riusciti a far arrivare». Decaro ha evidenziato che «per la nostra comunità è arrivato il momento di cambiare le cose in modo strutturale perché la migrazione non è un’emergenza ma è un fenomeno antico di persone che si muovono per sopravvivere».
IL COMMENTO DI ZUPPI
«Dobbiamo decidere se vogliamo affrontare il problema migratorio guardando al futuro oppure aumentando le difese e senza un sistema di accoglienza. Speriamo che questa consapevolezza ci porti a creare un sistema intelligente che crei legalità, perché l’illegalità si combatte con la legalità». Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, a margine del convegno 'Sulle ponde del Mediterraneo: teologia e prassi di dialogo, di inclusione e di pacè in corso all’università Aldo Moro di Bari. «Ci dobbiamo accorgere che il problema migratorio dura da trent'anni - ha aggiunto -. Il problema è capire come va affrontato un fenomeno che non finisce in un giorno, che ha dimensioni universali, e che trova la sua faglia nel Mediterraneo». Rispondendo a una domanda sull'operato del governo su questo fronte, Zuppi ha detto di essere «fiducioso perché occorre trovare delle risposte con il concorso di tutti. Non è un problema italiano ma europeo, quindi è necessario il coinvolgimento dell’Europa che sia in grado di dare risposte e certezza».
LE PAROLE DI MONS. SATRIANO
«Ciò che è successo a Cutro dimostra che non stiamo crescendo sul piano culturale e non vogliamo crescere». Lo ha detto l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano a margine del convegno 'Sulle sponde del Mediterraneo: teologia e prassi di dialogo, di inclusione e di pacè in corso all’università Aldo Moro di Bari. «Ci stiamo rintanando dentro la paura - ha aggiunto - la dignità dell’altro nelle nostre vite non c'è». Per Satriano di tratta di «un baratro che non tiene conto che accanto al problema migratorio c'è quello del clima, dell’ambiente e dell’identità dell’Europa».
Bari città d'inclusione in progetto interuniversitario
Bari, anche grazie alla sua collocazione geografica, può diventare la città dell’inclusione. A questa conclusione è giunto il progetto interuniversitario condotto dagli studenti dell’Università Aldo Moro del capoluogo pugliese e della facoltà di teologia pugliese grazie a interlocuzioni con prefettura, università e Asl. I risultati sono stati presentati oggi nel corso del convegno 'Sulle sponde del Mediterraneo: teologia e prassi di dialogo, di inclusione e di pacè organizzato a Bari. Presenti, fra gli altri, il presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi, l’arcivescovo di Bari- Bitonto mons. Giuseppe Sartiano, il sindaco Antonio Decaro e il rettore dell’Università Aldo Moro, Stefano Bronzini.
Gli studenti hanno individuato alcuni punti, in accordo con le istituzioni, che potrebbero diventare immediatamente realizzabili e che sono stati inseriti nella cosiddetta Carta di Bari. Fra questi la creazione della casa del pellegrino, il rafforzamento della collaborazione fra le istituzioni e l'attivazione di un osservatorio permanente per le libertà religiose.
«Bari è la città che nel mondo moderno si è trovata prima di tutte le altre ad accogliere un forte flusso migratorio, ha ricordato Decaro riferendosi all’arrivo, nell’agosto 1991, della nave Vlora con 20mila cittadini albanesi a bordo.
«Quelle persone sono state accolte dall’umanità di tanti cittadini che quel giorno si sono messi anche contro lo Stato che aveva chiuso quelle persone in uno stadio». Bronzini, parlando degli avvenimenti più recenti, come il naufragio di Cutro, ha invece detto di essere «favorevole al silenzio contemplativo che non cancelli con il clamore delle parole ciò che è avvenuto». Bronzini ha aggiunto che «Bari può essere la città nella quale incontrarsi e parlare delle differenze».