BARI - Dieci condanne a pene comprese tra l'ergastolo (al figlio del boss di Japigia Giovanni Palermiti) e i 14 mesi di reclusione sono state inflitte nel processo con rito abbreviato sul duplice agguato mafioso che il 24 settembre 2018 causò la morte di Walter Rafaschieri e il ferimento del fratello Alessandro. Domenico D’Arcangelo, ex comandante della Polizia locale di Sammichele di Bari, accusato di aver fornito un falso alibi al killer (una multa falsa in cambio di un Iphone), è stato condannato alla pena di 5 anni di reclusione (per corruzione e falso) con esclusione dell'aggravante mafiosa. “La sentenza nei confronti dell'ex comandante della polizia municipale D'Arcangelo ha escluso l'aggravante dell'agevolazione mafiosa e nettamente ridimensionato la richiesta di condanna del pubblico ministero – dichiarano i difensori, gli avvocati Michele Laforgia e Claudio Solazzo - Si tratta di una decisione equilibrata, che ci riserviamo di valutare più compiutamente quando saranno note le motivazioni”. L'ex comandante e il figlio del boss sono stati condannati anche a risarcire il Comune di Sammichele, rappresentato dall'avvocato Roberto Eustachio Sisto.
Sul ruolo dei co-imputati, il gup Giuseppe Battista ha condiviso la ricostruzione accusatoria del pm Antimafia Fabio Buquicchio. E' stato condannato a 20 anni di reclusione il pluripregiudicato Filippo Mineccia, genero del capo clan Eugenio, tra gli esecutori materiali del delitto, maturato nell’ambito della guerra tra i clan Palermiti e Strisciuglio, al quale erano affiliate le vittime, per la gestione dello spaccio a Madonnella.
Per concorso nell’omicidio mafioso, il collaboratore di giustizia, ex braccio destro del boss Palermiti, Domenico Milella, è stato condannato a 9 anni e 4 mesi. Al pregiudicato Michele Ruggieri inflitti 17 anni e 8 mesi, a Riccardo Campanale18 anni: entrambi sono accusati di aver fornito le armi per l’agguato. Per gli imputati accusati di aver fornito supporto logistico ai killer il gup ha disposto condanne a 9 anni e 5 mesi per Gianfranco Catalano, nel ruolo di vedetta; 1 anno e 2 mesi di reclusione per Domenico Lavermicocca, accusato di aver poi cancellato le tracce; 2 anni di reclusione per Ignazio Froio, accusato di aver ospitato nel cortile della propria abitazione l’auto usata dai sicari. Infine a Francesco Triggiani, accusato di detenzione di una pistola con riferimento ad un altro tentato agguato, è stata inflitta la condanna a 4 anni e 5 mesi di reclusione. Assolto Roberto Froio.