BARI - Il Covid non è certo sparito e alle porte c’è un’altra emergenza, quella che riguarda l’accoglienza, e le eventuali cure mediche, di donne e bambini in fuga dalla guerra in Ucraina. Due buone ragioni, a detta della Regione Puglia, per non considerare concluso il compito dell’ospedale Covid allestito nei padiglioni della Fiera del Levante.
La Prefettura di Bari, che aveva requisito le aree in cui è stato realizzato assieme all’hub vaccinale, ha ricordato per tempo che dovranno essere riconsegnate dopo il 31 marzo, quando terminerà lo stato di emergenza nazionale legato alla pandemia. Ma la possibilità che la struttura non chiuda i battenti è reale, in quanto l’auspicio e la volontà della Regione, manifestata anche dal presidente Michele Emiliano nel forum di lunedì scorso nella redazione della «Gazzetta», vanno in questa direzione.
E ieri l’indirizzo del governo di Via Gentile è stato riaffermato dall’assessore alla Salute, Rocco Palese, a margine del convegno organizzato a Bari dall’Ordine dei medici in occasione della prima Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari.
«Fino al 31 marzo permane lo stato di emergenza e quindi il problema non si pone - ha ribadito Palese - si porrà a partire dal primo aprile e saranno gli enti interessati, Comune, Regione e Fiera, a stabilire il percorso decidendo il destino della struttura». L’assessore ha confermato che le «interlocuzioni sono in corso». Lo stesso Emiliano aveva parlato di uno studio di fattibilità da discutere con il sindaco di Bari anche per venire incontro alle esigenze della società Fiera, che ha chiesto di compensare gli spazi occupati dal Covid hospital sottratti all’attività dell’azienda realizzandone di nuovi su altre aree libere.
Palese è tornato poi sulla possibilità determinata dall’altra emergenza piombata sull’Italia e sulla Puglia negli ultimi giorni: quella umanitaria per l’accoglienza dei profughi dell’Ucraina, «che consente l’utilizzo di tutte le strutture attrezzate per prestazioni sanitarie nel contesto della pandemia. Certamente - ha puntualizzato - oggi abbiamo la possibilità di mantenere in funzione l’ospedale della Fiera anche in un carattere internazionale, per l’assistenza sanitaria ai profughi, con tamponi, vaccino, ma potremmo avere anche feriti di guerra».
L’assessore ha però ricordato, alla luce della risalita dei contagi anche in Puglia, «che comunque, purtroppo, l’emergenza per noi non è ancora finita».