lo scandalo

Bari, la versione dell'ex gip De Benedictis: «Anche i pm mi davano armi»

Giovanni Longo - Massimiliano Scagliarini

Il giudice ha fatto anche i nomi dei colleghi che prendono mazzette ma per ora nessun riscontro

BARI - Gli avevano trovato oltre 160 armi, munizioni, bombe a mano e razzi di segnalazioni che gli erano costati il secondo arresto in carcere dopo quello per mazzette. Eppure l’ex gip barese Giuseppe De Benedictis non aveva perso la verve. «Sarebbe molto più semplice da spiegare - mette a verbale l’ormai ex magistrato davanti alla sua ex collega Giulia Proto - se l’interlocutore che è con me ne capisce di armi. Ma lei vedo che non ne capisce».
Questo è il contesto in cui si è svolto il secondo interrogatorio di garanzia di De Benedictis, il 26 maggio dello scorso anno. Un verbale finora inedito e comunque largamente omissato, perché l’ex gip - che il 27 marzo dovrà affrontare l’udienza preliminare insieme ai due coindagati per traffico d’armi - in quelle 46 pagine ha distillato diverse accuse: dai colleghi, compresi i pm della Procura di Lecce che lo indagano, ad appartenenti alle forze dell’ordine. E anche a se stesso, visto che si è definito «un pazzo». «Quando vedo un’arma tedesca o che ha fatto la Seconda guerra mondiale non capisco più niente, è come se scende un velo sugli occhi».
Uno degli elementi centrali nel procedimento contro De Benedictis è una intercettazione ambientale in cui l’uomo si mostra preoccupato per la possibile scoperta dell’arsenale nascosto nella masseria di Andria, poi effettivamente avvenuta nello scorso aprile: «Se vanno lì - diceva De Benedictis - poi risalgono a chi non devono». A chi si riferiva, gli chiede il gip Proto? «A pubblici ministeri e ufficiali di polizia giudiziaria - risponde De Benedictis. Sì, che provengono da queste persone, e siccome io sono uno psicopatico per le armi si sono sbarazzati...». E poi l’affondo, anche contro i pm Roberta Licci e Alessandro Prontera che a quell’interrogatorio non hanno partecipato. «Io le spiego quello che voglio - ha detto l’ex magistrato -, però dopo che avrò fatto questi nomi voi dovete garantire una tutela a mio figlio, altrimenti io non parlo. L’altra volta stavo facendo i nomi dei colleghi che pigliavano le mazzette, [il pm, ndr] ha interrotto l’interrogatorio e ha detto: “Sono di turno”, e non si è fatto più niente». Sul punto, va detto chiaramente, finora la Procura di Lecce non ha trovato riscontri.
Il tema erano però le armi trovate nella masseria di Andria. Che - ha confermato poi la Scientifica - spesso erano state sequestrate dalle forze dell’ordine e dovevano essere distrutte. «Dottoressa, molte di queste armi di cui c’è la matricola sono state distrutte con tanto di verbale di distruzione».
GIP: «Ecco, qui volevo arrivare. Quindi sono dei falsi verbali di distruzione?»
DE BENEDICTIS: «Esatto. Invece le regalavano a me, perché sapevano che ero un pazzo. Tutto qua, è semplice il gioco. (...) Il 99 per cento le distruggono, il resto no (...)».
GIP: «Ah, ecco. Quindi il verbale di falso viene fatto dalla polizia giudiziaria che deve eseguire la distruzione».
DE BENEDICTIS: «Esattamente».
Nel lungo interrogatorio De Benedictis ha anche fatto i nomi di tre dei cinque carabinieri che lo avrebbero aiutato nei trasporti di armi: su questo le indagini sono ancora in corso. L’ex magistrato ha riconosciuto di essere proprietario solo di una parte delle armi ritrovate e ha spiegato che «la roba americana» (alcuni fucili mitragliatori) sarebbe in realtà di Antonio Tannoia, il proprietario della masseria. Ma ha anche detto di non aver mai sparato a Capodanno con la mitragliatrice, come ritiene di aver accertato la Polizia ascoltando le microspie: quei colpi sarebbero stati esplosi dall’altro coindagato, il sottufficiale dell’esercito Antonio Serafino. «Dottoressa, va bene che lei mi ha detto che non capisce niente di armi, però, voglio dire, quale mitra spara cinque colpi e poi basta? Per di più: “A distanza di appena 5 minuti, un’ulteriore raffica dì cinque colpi” (È una frase dell’informativa, ndr). Quello lì (Serafino, ndr) stava usando un fucile da caccia e i fucili da caccia sono a 5 colpi...».

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