Il caso
Metropolitana Bari-Bitritto: «Cinque anni? È una follia»
L'ex assessore regionale Giannini: Rfi si sbrighi, altrimenti la tratta andrà in malora
Bari - «Non so cosa sia accaduto, certo è una follia dire che servono altri cinque anni di lavori. Io so solo che Rfi si deve impegnare per mettere la linea ferroviaria Bari-Bitritto nelle condizioni di funzionare. Stop». Gianni Giannini, assessore regionale alle Infrastrutture a riposo (ma è solo l’ultimo incarico ricoperto in ordine di tempo nella decennale carriera politica) non le manda certo a dire. Come sua abitudine.
Non fa eccezione il paventato rinvio al 2026 della messa in esercizio della metropolitana leggera realizzata dalle Fal, ma passata alle Ferrovie dello stato, a causa di sopraggiunti lavori relativi alla sicurezza per i quali sono necessari altri 40 milioni - in aggiunta ai 35 milioni già spesi - finanziati con il Pnrr (piano nazionale di rilancio e resilienza). La notizia ha fatto infuriare lo stesso sindaco Antonio Decaro, all’esito di un incontro con i vertici delle ferrovie in Regione.
«Non sarà una riunione a sbloccare la situazione che è abbastanza paradossale. Occorre pretendere che venga rispettata una legge dello Stato attraverso la quale è avvenuto il trasferimento della linea ferroviaria ad Rfi. Vorrei infatti capire perché questo passaggio non sia stato ancora formalizzato, anche perché prescinde da problemi di natura tecnica», afferma l’avvocato barese che tre anni fa fu il fautore dell’operazione con cui la linea metropolitana Bari-Bitritto ha ottenuto lo status di tratta di interesse nazionale.
«Mi sono adoperato affinché Rfi prendesse in carico quella tratta attesa tanti anni dai baresi. Dico per fortuna viste le tante difficoltà superate. La linea ferroviaria è finita da ormai un paio d’anni, serviva solo il collaudo e poi le autorizzazioni per metterla in servizio. L’iter burocratico avrebbe però richiesto tempi molto lunghi, a partire dall’indizione di due gare, ma soprattutto avremmo avuto un pezzo di ferrovia non ritenuto di interesse nazionale (la linea realizzata dalle Fal), pur avendo l’appendice più una tratta nazionale».
Quando la linea metropolitana è stata progettata nel lontano 1986 prevedeva il collegamento tra Bitritto e la stazione delle Fal del Quartierino, mentre fino a Bari centrale avrebbe riguardato Rfi. «E avremmo avuto quindi due gestori e la necessità anche di due biglietti per poter viaggiare. Invece in tal modo abbiamo avuto un unico soggetto responsabile sia della gestione del servizio sia dell’infrastruttura stessa. E questo è stato reso possibile grazie al passaggio della linea ferroviaria nel patrimonio di Rfi», spiega ancora l’ex assessore.
«Adesso si tratta di impegnarsi per sbloccare una situazione annosa così come non bisogna perdere di vista la vicenda del binario doppio sulla Termoli-Lesina. Solo così si può parlare di mobilità sostenibile e di dotazioni infrastrutturali in grado di portare sviluppo al territorio ed in particolare al Sud», prosegue Giannini, per poi tornare a bomba sulla questione che interessa un bacino d’utenza di 130mila persone.
«È vero che Rfi aveva quantificato in 6-8 mesi il tempo per mettere in funzione la linea ferroviaria, per cui si sbrighi e adegui l’infrastruttura alle nuove normative relative alla sicurezza, a maggior ragione che ci sono i 40 milioni provenienti dal Recovery fund. Dicono che hanno tempo fino al 2026, ma è sbagliato. Si tratta del termine per spendere i fondi. Se davvero ci impiegano cinque anni, nel frattempo la linea ferroviaria va in malora», conclude.