BARI - La ripresa delle attività didattiche vista dalla parte degli studenti promossi, seppur con le insufficienze in pagella: con l’obiettivo di colmare le lacune qualcuno tornerà in classe, qualcun altro sarà in collegamento virtuale con i docenti, altri ancora dovranno sperimentare la modalità mista (un po’ a distanza davanti al pc o al tablet di casa e un po’ a scuola). La ripresa delle attività vista invece dalla parte dei professori: coloro che saranno chiamati ad aiutare gli alunni nei percorsi di recupero dovranno lavorare un po’ a casa e un po’ a scuola, ma soprattutto con l’incertezza di percepire un compenso, dal momento che il ministero dell’Istruzione non ha ancora chiarito a chi spetta stanziare le risorse.
Dal 1° settembre le scuole torneranno in funzione, però si allunga l’elenco dei nodi da sciogliere. La campanella a Bari, come del resto in tutta la Puglia, riprenderà a suonare dal 24 (con la chiusura dei seggi per l’elezione del Consiglio regionale), ma il nuovo anno scolastico parte in salita. I problemi non riguardano soltanto i banchi monoposto, le aule da ricavare suddividendo gli ambienti più ampi in modo da moltiplicare gli spazi, le mascherine e il distanziamento sociale. Non sono chiare neppure le procedure da seguire per retribuire i docenti che saranno impegnati con quelli che, fino allo scorso anno, si chiamavano corsi di recupero, ribattezzati ora «attività ordinarie» per gli insegnanti. Questa definizione, che compare in un’ordinanza, sta mettendo in crisi i dirigenti, costretti a fare i conti con le risorse a disposizione.
Eleonora Matteo, alla guida del Panetti-Pitagora, non intende fare sconti agli studenti che, nei mesi del lockdown, hanno partecipato in maniera discontinua alle lezioni: «Quando il ministero ha comunicato che i debiti e le bocciature sarebbero stati condonati, qualcuno ha tirato i remi in barca. Molteplici le scuse: difficoltà di collegamento, la linea che va e viene, presunte malattie. Le insufficienze però vanno sanate: è un segnale di serietà e correttezza anche nei confronti di chi ha sempre studiato. Non credo sia opportuno riportare i ragazzi in classe prima del 24, con il rischio di eventuali contagi. I professori saranno in videocollegamento con gli alunni». Riguardo alla retribuzione degli insegnanti, il Panetti-Pitagora è in grado di farvi fronte con risorse interne. «Abbiamo fatto economia - aggiunge la preside - e saremo in condizione di retribuire il personale. Fino a quando non sarà emanata una legge specifica e non ci sarà stato un confronto con i sindacati, per me i corsi di recupero rientrano nelle attività straordinarie».
I dirigenti sono comunque disorientati. In qualche liceo si sta pensando di derogare ai Pai, ai Piani di apprendimento individualizzati, proprio per non incorrere in possibili contenziosi con le famiglie degli iscritti e con gli stessi docenti. Del resto ogni decisione che sfugge ad una regolamentazione dettagliata si presta a essere messa in discussione persino davanti a un tribunale.
Michelino Valente, che governa l’istituto de Viti de Marco di Triggiano, riporterà in classe dal 7 settembre i ragazzi con i debiti: «Li voglio guardare in faccia. Per la prima settimana le lezioni, scandite ogni giorno in cinque ore da 40 minuti ciascuna, saranno in presenza. Successivamente si procederà con la didattica a distanza di pomeriggio, in modo da consentire ai professori di fare ogni mattina la programmazione: dobbiamo progettare l’educazione civica, reintrodotta come materia curricolare, che farà media al pari delle altre discipline. Questa è la mia idea che intendo condividere con il consiglio di istituto».
Valente ammette che la questione dei compensi è carente di una adeguata configurazione: «Nella chat dei dirigenti della nostra provincia vengono posti interrogativi in attesa di risposte ufficiali. Come vanno reclutati i docenti? L’inquadramento contrattuale è di attività ordinaria o straordinaria? Se vale la seconda ipotesi, dove prenderemo i soldi? Per fortuna molti professori terranno queste attività a prescindere dal fatto che vengano definite corsi di recupero per debiti oppure Pai. Il senso di responsabilità dei docenti e la loro professionalità non è in discussione: i giudici del loro operato sono gli stessi studenti».