Il giallo
Corato, ex vigile ucciso dal Suv: nel mirino c’è il figlio 18enne
Accusato di favoreggiamento con la sorellastra: sarà interrogato. La Procura di Trani ipotizza che alla guida del Suv non ci fosse la compagna del 63enne deceduto in ospedale dopo 5 giorni
TRANI - Un’indagata per omicidio volontario ed altri tre per favoreggiamento. L’inchiesta sulla morte del 63enne Fedele Tarantini, ex tenente della Polizia Municipale di Corato e presidente dell’associazione di pubblica assistenza SerCorato, coinvolge dunque, a vario titolo, quattro persone. Ma le rispettive accuse sono tutt’altro che cristallizzate e perciò destinate, a seconda dei casi, a mutare e ad esser eventualmente archiviate.
Molto dipenderà dalle attività dei prossimi giorni. Innanzitutto dall’esame dall’hard disk dell’impianto di videosorveglianza della villa di Via San Magno dove il 21 luglio Tarantini fu investito da un Suv che risaliva in retromarcia la rampa del box della sua abitazione. Il dispositivo è praticamente distrutto ma la Squadra mobile di Bari è al lavoro per tentare di acquisire comunque le immagini che dirimerebbero ogni dubbio su chi conduceva l’auto. E dunque farebbero luce sulla dinamica e soprattutto sulle responsabilità dell’investimento che, 5 giorni dopo, portò al decesso di Tarantini all’ospedale Bonomo di Andria.
Isabella Albanese, la compagna di Tarantini (che aveva un matrimonio alle spalle) è accusata di omicidio volontario, accusa pesante che è destinata a mutare in omicidio colposo e, probabilmente, ad essere contestata a qualcun altro. Albanese, 63enne, si autoaccusò dell’incidente raccontando di essere lei alla guida del Suv e di non aver visto in tempo Tarantini. Ma la sua versione e quelle di altri presenti nella villa (il figlio ed il giardiniere) sono apparse contraddittorie: forse - sospetta chi indaga - Albanese avrebbe tentato di coprire qualcun altro. Ovvero suo figlio 18enne Federico, nato dalla convivenza con Tarantini, indagato per favoreggiamento al pari della sorellastra 44enne Marianna Tarantini (nata dal matrimonio dell’ex vigile urbano) che non sarebbe stata presente nella villa al momento dell’incidente.
Col passare dei giorni la vicenda sembra aver contorni più chiari anche alla luce della collaborazione degli indagati: Isabella Albanese è difesa dall’avvocato Michele Quinto; Federico e Marianna Tarantini dall’avvocato Michele Musci. In quest’ottica deve leggersi la consegna alla Squadra Mobile del recorder dell’impianto di videosorveglianza, seppur distrutto, proprio da parte di Federico Tarantini. A quanto sembra, ad un primo accesso in villa da parte degli agenti del commissariato di Polizia di Corato l’hard disk era al suo posto ed integro. Ma, poi, nel corso di un secondo sopralluogo, la prova regina non fu più rinvenuta, fino, appunto, alla riconsegna del «dvr», in pezzi, da parte di Federico.
I difensori di Albanese e dei due fratelli Tarantini hanno fatto richiesta di interrogatorio alla pm di Trani, Mirella Conticelli, titolare del fascicolo d’inchiesta. Gli interrogatori saranno calendarizzati dal 5 settembre in poi e potrebbero contribuire sostanzialmente a chiudere il cerchio sulle responsabilità, con ritrattazioni ed eventuali nuove assunzioni di colpa.
Si tratta di un giovare radiotecnico che graviterebbe intorno al SerCorato, accusato di favoreggiamento: anche lui avrebbe reso dichiarazioni fuorvianti ma non si sarebbe occupato di manomettere il sistema di videosorveglianza.