LAVORO

Bari, nasce l'oasi dei ciclofattorini: tutela e assistenza

Marco Seclì

Attivato nella sede di Zona Franka uno sportello di consulenza legale. L’obiettivo: difendere chi non ha tutele

Un’oasi per chi è in servizio permanente effettivo. Per chi non smette di pedalare nemmeno sotto la burrasca, sotto la neve o il solleone, né quando il vento raddoppia la fatica. Un’oasi per chi è stato fra quelli che nel deserto del lockdown ha sfidato anche il virus.

Il progetto si chiama «Riders on the storm», ideato dal circolo Zona Franka, in collaborazione con la Cgil, per offrire un punto di «ristoro» e di aggregazione e servizi essenziali ai ciclofattorini, quelli che recapitano i pasti preferiti nelle case dei baresi. Il centro ha aperto i battenti la scorsa settimana nel rione Madonnella, in via Dalmazia, ospitato nella sede di Zona Franka.
La scelta della celebre canzone dei Doors per dare il nome all’iniziativa («cavalieri nella tempesta», in italiano) è stata felice. Nella prima strofa Jim Morrison canta: «Cavalieri nella tempesta / in questa casa siamo nati, in questo mondo siamo stati gettati / come un cane senza un osso».

Le file dell’esercito dei rider impiegati dalle multinazionali delle consegne a domicilio si ingrossano sempre di più anche in città. Le catene del «food delivery» sfruttano la competizione tra lavoratori per negare anche diritti minimi. Un «ranking», una classifica, giudica le migliori «performance» e permette, specie a chi è disposto a lavorare senza sosta, di fare più consegne.
«Cavalieri nella tempesta», gettati sulle strade a loro rischio e pericolo, fino a qualche tempo fa perfino senza dispositivi di protezione contro il Covid. Procurarsi mascherine, guanti, disinfettanti era affare loro.

È la «gig economy» bellezza, l’«economia dei lavoretti» che poi dei lavoretti d’una volta hanno ormai ben poco.

Il progetto, finanziato con 25mila euro dal Comune nell’ambito del piano Urbis e cofinanziato con 5mila euro da Zona Franka, è una prima risposta.

Carolina Velati, responsabile del circolo, spiega: «Di fronte a un fenomeno crescente anche a Bari, c’era l’esigenza di provare a creare un punto di aggregazione per questi lavoratori. Tra loro, ci sono ragazzi che fanno le consegne per mantenersi agli studi. Ma ci sono anche persone adulte, italiani che magari in questo modo integrano i guadagni di un altro lavoro. Poi, tanti ragazzi stranieri, la maggior parte».

Inizialmente l’iniziativa era nata per offrire ai ciclofattorini una copertura assicurativa, quando ancora le aziende non la garantivano. Ora fornisce una copertura più ampia.

«Ma soprattutto - sottolinea Carolina Velati - da noi questi lavoratori possono contare su assistenza legale e sindacale. Lo sportello è già attivo, aperto il martedì e il giovedì dalle ore 18 alle 20».

Non solo consulenza. «Si tratta di un’attività con ritmi frenetici. Spesso notiamo questi ragazzi che tra una consegna e un’altra si fermano per strada a riposare. Mettiamo a disposizione dei lavoratori uno spazio fisico per i momenti di sosta, dove possono utilizzare il wifi e ricaricare i cellulari».

Un altro servizio offerto è la manutenzione e la riparazione delle biciclette e dei ciclomotori grazie alla collaborazione con «Veloservice». Un risparmio gradito a chi per pochi euro macina chilometri correndo da un capo all’altro della città.
Ultimo aspetto dell’iniziativa, ma forse il primo nelle intenzioni dei promotori, quello «politico». «La possibilità di conoscersi fra loro, di fare aggregazione - dice Carolina Velati - ripartendo dalla presenza fisica è essenziale per condividere esperienze e bisogni». «Collettivizzare i bisogni», dice la referente di Zona Franka ricorrendo a un linguaggio che può apparire di altri periodi storici ma che è ancora attuale. «Negli ultimi due anni, vertenze e denunce, grazie anche all’attività del sindacato, hanno portato alla luce i problemi nel tentativo di dare risposte a un settore privo di regole».

Così da metà agosto, nel rispetto delle norme anti covid, sia in orario del pranzo che della cena, i rider baresi potranno usufruire dello spazio messo a disposizione da Zona Franka. E Carolina è fiduciosa che servirà a superare le remore con cui qualcuno ha accolto la proposta. Soprattutto i ragazzi stranieri temono che «istituzionalizzare» la vertenza possa mettere a rischio il lavoro, le pur piccole certezze. «Venerdì scorso con i sindacalisti del Nidil Cgil abbiamo incontrato diversi rider vicino al McDonald’s di piazza Moro per informarli sul progetto. E dopo l’iniziale diffidenza molti si sono aperti, raccontandoci anche lo stato di bisogno in cui alcuni si trovano, il calo della domanda durante il lockdown, le scarse tutele, i ritmi di lavoro frenetici, i compensi non sempre garantiti, e i rischi che corrono, compreso quello di contagiarsi. Il progetto è stato apprezzato».

I «cavalieri nella tempesta» ora sono meno soli.

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