L'anniversario
25 aprile a Bari, la manifestazione nella piazza vuota. Decaro: resistere come i partigiani
«Nessuno avrebbe potuto immaginare un 25 aprile come questo, un’Italia ferma per decreto per contrastare un nemico invisibile, silenzioso»
Oggi più che mai siamo chiamati a resistere e restare uniti, sebbene a distanza di sicurezza, per immaginare insieme nuove politiche di sviluppo, coesione sociale e tutela dei nostri concittadini più fragili, perché non potrà esserci alcun futuro di crescita senza giustizia, né esiste ed esisterà libertà in assenza del riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni individuo».
Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, durante la cerimonia per il 75esimo anniversario della Liberazione d’Italia cui ha preso parte il prefetto di Bari, Antonella Bellomo (sotto, nella foto di Luca Turi). Con la mascherina tricolore, dopo l’inno nazionale, Decaro ha deposto la corona d’alloro davanti alla lapide del Palazzo di Città che ricorda i cittadini baresi che morirono nella lotta partigiana.
«Nessuno avrebbe potuto immaginare un 25 aprile come questo, un’Italia ferma per decreto per contrastare un nemico invisibile, silenzioso, ma insidiosissimo, che ha mietuto oltre 25mila vittime nel nostro Paese. In questo tempo - ha detto Decaro - siamo chiamati non solo a condividere regole per frenare la curva del contagio, ma soprattutto e impegnarci affinché nessuno resti indietro». «Stiamo vivendo una guerra che rischia di cambiare per sempre quello che è stato per 75 anni l'assetto sociale ed economico del nostro Paese e per questo abbiamo bisogno di trovare dentro di noi le ragioni ideali e le energie per reagire, come fecero allora i nostri padri e i nostri nonni».
Alla cerimonia, che si è conclusa con l’esecuzione di «Bella Ciao», ha portato il suo saluto l'associazione partigiani. «Oggi abbiamo il dovere - è il messaggio del presidente Anpi Bari, Ferdinando Pappalardo - di praticare le medesime virtù dei partigiani, tenacia, fermezza, disciplina, solidarietà, fiducia nel futuro. Stiamo imparando che la libertà non è sinonimo di arbitrio, egoismo, cura esclusiva del proprio interesse» ma «si realizza pienamente nel legame sociale e non va mai separata dalla responsabilità» e «ci stiamo accorgendo che la solidarietà richiede il rispetto della dignità altrui, e dunque deve tradursi in giustizia sciale, nel superamento delle diseguaglianze, nella concreta tutela dei diritti fondamentali, salute, lavoro, istruzione».