verso l'arrivo del papa
Bari, al via incontro vescovi. Presidente Cei: «Migranti, cittadinanza nodo cruciale»
Lo ha detto cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in apertura dei lavori nel Castello Svevo di Bari dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pace'
«Siamo qui per riscoprire il significato di una comune appartenenza al Mediterraneo, quindi per attingere alla bellezza e alla forza della comunione fraterna, e per mettere a fuoco una profezia di unità. Il Mediterraneo non è solo bellezza generata dall’incontro delle diversità, ma anche violenza che esplode a causa dell’incapacità di comporre i giochi di potere, gli interessi contrapposti e le paure che queste stesse diversità possono alimentare». Lo ha detto cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in apertura dei lavori nel Castello Svevo di Bari dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pace'.
«In prossimità del porto e della cattedrale, quindi del mare e della terra, questo castello - ha detto - testimonia che il Vangelo non giunge da alcuna parte se non incontrando la vita di persone concrete, col loro vissuto di lingue e culture, di attese e speranze. Nessuna cattedrale esisterebbe senza 'porti', nemmeno nell’Europa continentale». «La peculiarità di questo ritrovarci - ha continuato - è quella di esprimere il nostro modo più autentico di vivere ed essere Chiesa, che dà voce alle difficoltà e alle domande dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, in un momento che per tanti di loro è davvero drammatico. Si tratta di un incontro fraterno, tappa di un percorso più ampio; un’iniziativa che ci chiama ad accogliere quanto lo Spirito Santo saprà suscitare in un confronto e in una discussione che, ne siamo certi, avverrà con franchezza». "Siamo qui - ha concluso - per ascoltarci e porgere al Santo Padre Francesco quanto sarà emerso dallo scambio fraterno, nella speranza che il cammino intrapreso continui e si rafforzi».
«La comune appartenenza mediterranea delle nostre Chiese e la ricchezza delle nostre tradizioni ci indicano, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità, una vocazione comune che ci rimanda all’essere profondo della Chiesa». E’ un passaggio della relazione del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, letta in apertura dei lavori.
Per il cardinale Bassetti questa «comune vocazione» significa "essere Chiese che ritornano costantemente alle sorgenti della fede, per trasmettere ai giovani e alle future generazioni la bellezza e la gioia del Risorto; essere Chiese delle beatitudini, attente a far germinare una nuova cultura del Mediterraneo, che non può che essere cultura dell’incontro e dell’accoglienza, pena il disordine incontrollato, l'impoverimento diffuso e la distruzione d’intere civiltà; essere Chiese della profezia, rispetto a ogni sistema di potere e di arricchimento che genera indifferenza, paure, chiusure e, quindi, iniquità, oppressione, guerre, crimini contro l’umanità; essere Chiese dei «martiri mediterranei» che sanno riconoscere i segni dei tempi e sono capaci di dialogo per «disarmare» ogni uso blasfemo del nome di Dio in odio al fratello».
GUERRA, ECONOMIA, MIGRANTI - «È la guerra a essere una tremenda anti-utopia, una tragica farsa sulla pelle dei poveri: nella complessità delle relazioni internazionali, infatti, la competizione fra le diverse potenze non può essere decisa con la forza delle armi, pena la distruzione del pianeta. Nell’era dei droni e delle bombe nucleari, nell’era in cui per la prima volta siamo costretti a fare i conti con il fatto che le risorse della terra non sono infinite e in quella in cui la scienza e la tecnologia hanno connesso il mondo, mettendo l’uomo in condizione di distruggere o salvare il pianeta, non c'è alternativa alla risoluzione pacifica delle controversie e alla collaborazione». «Dobbiamo dire basta a questa politica fatta sul sangue dei popoli. Dobbiamo pretendere che le controversie internazionali siano affrontate e risolte nel quadro del diritto, del bene comune e di una più forte, più funzionale e incisiva azione delle Nazioni Unite».Lo ha detto cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, in apertura dei lavori nel Castello Svevo di Bari dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pacè.
Per il cardinal Bassetti «soprattutto nel bacino Mediterraneo, dove convergono le tensioni e le contrapposizioni del mondo intero l’alternativa alla pace è il rischio di un caos incontrollato. Gli scontri terroristici e militari procurano morte e sofferenze indicibili alle popolazioni inermi; la comunità internazionale e le organizzazioni sovranazionali gestiscono a fatica le crisi umanitarie che ne derivano, tollerando spesso violazioni ai diritti umani».
«Il muro che divide i popoli è soprattutto un muro economico e di interessi. C'è una frontiera invisibile nel Mediterraneo che separa i popoli della miseria da quelli del benessere, e non conta se al di qua e al di là di questa frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti». E’ un passaggio della relazione del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, letta in apertura dei lavori dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pacè in corso a Bari fino a domenica.
«C'è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità: non potrà esserci pace - ha aggiunto il cardinal Bassetti - senza miglioramento di vita nelle aree depresse del Mediterraneo e nell’Africa sub- sahariana, non potrà esserci sviluppo sostenibile senza che cambino le regole che sottostanno ad una economia dell’iniquità che uccide. Non potrà esserci arresto delle crisi migratorie e umanitarie senza che sia restituito a ogni uomo e a ogni donna, cittadini del mondo, il diritto di restare nella propria patria a costruire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia, e senza che a questo diritto sia affiancato anche quello di spostarsi. Liberi di partire, liberi di restare è la linea che, come Conferenza Episcopale Italiana, ci siamo dati nella nostra azione solidale nei confronti dei popoli impoveriti».
«La questione della cittadinanza è cruciale per tutti: è questione che si pone in maniera nuova per gli stessi Paesi di antica tradizione democratica con le sfide dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, dello spazio pubblico reclamato da tutte le religioni; Paesi che si ritrovano a fare i conti con la pericolosa tentazione a involuzioni identitarie, che minano il fondamento dei diritti inviolabili della persona». Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, in apertura dei lavori dell’incontro 'Mediterraneo frontiera di pace' a Bari. «Noi vescovi - ha aggiunto Bassetti - non possiamo vedere la questione dei migranti in maniera settorializzata, come se fosse solo un problema di 'esodì che impoveriscono i territori o di 'arrivì che li destabilizzano: il povero, che parte o che decide di restare, che arriva e che troppo spesso muore durante il viaggio o conosce sofferenze e ingiustizie indicibili, è Cristo che emigra, resta, soffre, bussa alle nostre porte».
«I problemi con cui ci misuriamo - ha concluso - costituiscono uno stimolo ulteriore a superare, noi per primi, le barriere che attraversano il Mediterraneo e a intensificare l'incontro e la comunione fra di noi. Ne avvertiamo la responsabilità e l’urgenza, convinti come siamo che la tessitura di relazioni fraterne è condizione per partecipare al processo d’integrazione».
DECARO: LA VOSTRA PREGHIERA RAGGIUNGA I CUORI DI TUTTI - «L'auspicio che formulo, a nome della intera comunità metropolitana di Bari, è che la vostra preghiera e il vostro messaggio possano risuonare con forza e raggiungere i cuori di tutti, dei potenti del mondo come dei semplici cittadini».
«San Nicola, il Santo dalla pelle scura, vescovo di una cittadina dell’Anatolia, in Asia minore, è arrivato qui a Bari solcando il Mediterraneo, il Mare Nostrum, il nuovo lago di Tiberiade che tutti vorremmo tornasse ad ispirare relazioni pacifiche tra popoli e religioni per rivivere come spazio di pace e dialogo attraversato da nuove spiritualità e non più dalle rotte dei trafficanti di uomini e di armi. Alla vostra preghiera e alla condivisione della vostra riflessione, in attesa del Santo Padre - ha concluso il sindaco - affidiamo le nostre speranze di una soluzione dei conflitti e delle tensioni che continuano ad attraversare il bacino del Mediterraneo, affinché quel mare, come auspicava don Tonino Bello, possa essere 'arca di pace e non più arco di guerra'».
EMILIANO: EVENTO DALL'ALTO VALORE POLITICO - «Sentiamo in maniera molto forte l'onore e la responsabilità di ospitare un incontro di rilievo storico, che fa del dialogo il perno dell’architettura di pace nel Mediterraneo. La Puglia, che vi dà il benvenuto e che si appresta ad accogliere il Santo Padre, è una terra di frontiera intesa come finestra aperta sul mondo, un angolo di Europa al centro del Mediterraneo che non rinuncia a essere crocevia di culture differenti, snodo millenario di arrivi e partenze, di emigrazioni e di immigrazioni». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, portando i saluti della Regione ai lavori dell’incontro ecclesiale della Cei 'Mediterraneo frontiera di pace' che si è aperto oggi a Bari.
«Non sfugge a chi, come me, ha responsabilità istituzionali, - ha aggiunto Emiliano - che questo grande evento che vede la presenza oggi dei vescovi di tre continenti, ha in sé un alto valore politico. Dall’impegno condiviso, infatti, un nuovo inizio è possibile. La vostra presenza qui a Bari, insieme al Santo Padre, è quindi per noi motivo di speranza. Siete un punto di riferimento per quanti vogliono costruire percorsi d’integrazione tra culture differenti, che rappresentano il vero antidoto ai veleni del fondamentalismo, ai veleni di chi nega al Mediterraneo e ai popoli che vi abitano l’aspirazione a essere un mare di pace».
«Il mondo - ha concluso il governatore pugliese - possiamo cambiarlo. Insieme. Ognuno facendo la propria parte. Insieme, per costruire la pace».