Aveva una vera e propria passione per i computer. Per i computer, e per la pelletteria di marca. Tutto, rigorosamente, a spese della Asl di Bari. E se il procedimento penale nei suoi confronti si è chiuso perché un Tribunale lo ha dichiarato incapace per motivi di salute, la Corte dei conti lo ha invece condannato: l’ex direttore amministrativo dell’ospedale di Altamura, che per questi stessi fatti finì ai domiciliari nel 2011, dovra risarcire un danno di 45mila euro. Fatto, secondo le indagini della Finanza, attraverso decine di ordini di materiale informatico effettuati per motivi personali e pretendendo dal fornitore una tangente del 20% su ogni fattura liquidata.
L’inchiesta penale (chiusa a marzo 2019 con una sentenza di non luogo a procedere per incapacità) era partita dalla denuncia dell’allora direttore generale della Asl, dopo le anomalie rilevate nella contabilità del distretto ospedaliero Altamura-Putignano. Tra cui, appunto, le fatture emesse tutte da una stessa ditta per forniture non autorizzate o comunque inutili e probabilmente gonfiate negli importi. La gran parte degli ordini, pari a 762mila euro su un totale di circa un milione, non è stata pagata in quanto la Asl è intervenuta in tempo.
Questo è il motivo per cui, materialmente, l’ex direttore amministrativo non dovrà risarcire l’erario per l’acquisto di un MacBook pro che gli fu sequestrato in casa e che era stato dato alla moglie, né per i 15mila euro spesi per borse, portachiavi e agende Piquadro regalati a impiegati e infermieri per il Natale 2008. L’ex dirigente dovrà invece ripagare di tasca propria solo circa 4.500 euro, cifra in cui sono comprese ad esempio le penne di gran marca regalate ai medici. «Di tale esborso - è scritto in sentenza - deve rispondere il convenuto in quanto anche se non ha effettuato personalmente il pagamento ha comunque utilizzato per fini personali tali oggetti nella consapevolezza che gli stessi erano stati pagati dall’amministrazione».
I giudici contabili hanno notevolmente ridotto l’importo contestato dalla Procura contabile (con il vice-procuratore Stefania Petrucci), che aveva quantificato un danno di 115mila euro, di cui 75mila per gli acquisti inutili e il resto per il 20% di tangente pretesa dall’ex direttore. Nel corso del procedimento penale, il titolare dell’azienda fornitrice ha raccontato di aver versato circa 110mila euro di mazzette, «ossia - annota la Corte dei conti - un importo superiore alla predetta percentuale sulle forniture che l’azienda sanitaria ha pagato nel solo 2009». Un elemento che ha rafforzato nei giudici la convinzione sulla responsabilità del direttore per il cosiddetto «danno da tangente», valutato in 40mila euro, cifra giudicata «attendibile e anzi sottostimata»