BARI - Il mercato nero e il business illecito dell’arte violata. Quella passione della Bari bene per le opera l’arte rubata, trafugata dalle piccole chiese della provincia, dalle cappelle di campagna, dai cimiteri, dalle masserie fortificate e messa in commercio attraverso una rete di contatti clandestini, di siti online o con documenti falsi in aste apparentemente regolari. Le «archeomafie» stanno mettendo le mani su un tesoro fatto di reperti molto antichi, anfore, crateri, libri, dipinti raffiguranti santi e madonne, arazzi, icone, sculture, crocifissi, calici, pissidi, acquasantiere, leggii, statue in legno, cartapesta e gesso. Stanno facendo razzia di pezzi antichi, a volte di scarso pregio artistico ma di grande valore storico e culturale che vengono poi smerciati nei mercatini d’antiquariato o venduti a collezionisti privati. I carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari, al commando del maggiore Giovanni Di Bella, hanno riconsegnato alla cattedrale di Santa Maria Assunta e San Genesio nel comune di San Miniato, provincia di Pisa, due sculture lignee intagliate dorate, raffiguranti due angeli con reggi ceri del XVIII secolo, rubate dalla cattedrale il 6 aprile 2000. Il militari sono riusciti a recuperare le due sculture nel corso di una indagine su una serie di furti che ha permesso di giungere al recupero di diversi beni ecclesiastici, trafugati e successivamente immessi sul mercato. I militari hanno avuto la certezza che si trattasse proprio dei due angeli di cui era stato denunciato il furto facendo la comparazione delle immagini delle due sculture con quelle contenute nella banca dati dei beni culturali rubati, archivio gestito e alimentata dal Comando carabinieri tutela patrimonio culturale. Gli angioletti facevano bella mostra di sé nella galleria di un antiquario di Rossano Calabro. L’antiquario carte alla mano ha potuto dimostrare di aver acquistato le due sculture da un noto avvocato barese il quale, come gli stessi investigatori hanno avuto modo di verificare, possiede in casa una vasta collezione privata di pezzi d’arte di valore e di grande interesse storico e archeologico. Per il possesso dei due angioletti, il professionista, che ha raggiunto l’età della pensione ma che ha continuato ad esercitare la professione per molto tempo ancora, è stato indagato per ricettazione.
Al centro di questi traffici vi sono, in molti casi, ricchi collezionisti come l’avvocato barese in cerca di oggetti sempre più rari ed antichi e disposti ad andare contro la legge pur di mettere le mani su un pezzo raro. Il maggiore Di Bella ed i suoi uomini stanno mettendo insieme, come pezzi di un mosaico, le complesse trame di una rete estesa di collezionisti, tutti baresi che avrebbero messo insieme piccoli tesori privati e in alcuni casi illegali. Medici, avvocati, imprenditori con il pallino dell’archeologia e dell’arte antica. Un delicato lavoro di ricerca sul quale viene mantenuto per il momento un riserbo molto stretto ma che avrebbe già consentito di giungere ad alcuni sequestri.
Il Comando del Tulps e la Conferenza Episcopale Italiana hanno distribuito in tutte le diocesi le «Linee Guida per laTutela dei Beni Culturali Ecclesiastici».
Nonostante le leggi italiane vietino espressamente gli scavi e la vendita di beni culturali a farlo sono in molti. Negli anni, nonostante gli sforzi di musei e soprintendenze si è creato uno dei mercati neri più attivi del mondo. Solo nel 2018 i carabinieri hanno recuperate 43.021 beni archeologici e 12.096 beni antiquariali, archivistici e librari.
L’analisi dei dati statistici riguardanti i fenomeni criminali in danno del patrimonio culturale ha evidenziato nel 2018 e rispetto all’anno precedente: un lieve aumento su tutto il territorio nazionale dei furti di beni culturali (da 419 a 474); l’incremento dei risultati operativi in termini di recupero di beni antiquariali, archivistici e librari (da 7.606 a 12.096); sequestri di beni archeologici (da 5.597 a 10.703); persone arrestate (da 9 a 34); soggetti deferiti in stato di libertà (da 806 a 1.195), dei quali 95, rispetto ai 33 del 2017, per associazione per delinquere. Dall’ultima relazione dei carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale (Tpc) emerge che il 2018, comparato con l’anno precedente, ha evidenziato un aumento - seppur lieve - del numero dei furti di beni culturali a cui è corrisposto un aumento degli oggetti asportati. Rapportando il fenomeno a livello regionale si scopre che le regioni maggiormente colpite sono state l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Lazio. La Puglia con 18 furti è l ’undicesima regione più colpita.
I tombaroli sono solo il primo anello della catena al cui vertice ci sono sempre stati i grandi trafficanti che fanno da tramite tra i tombaroli sul territorio e i musei o i grandi collezionisti. Il rischio penale per un tombarolo varia dai 4 ai 6 anni di carcere ma il danno prodotto al patrimonio artistico italiano è immenso. Questi predoni della storia continuano a saccheggiare i piccoli siti archeologici presenti nelle provincie di Bari e Barletta-Andria-Trani. A scadenze precise i territori di Barletta, Canosa, Minervino, Altamura, Gravina continuano ad essere infestati da «tombaroli» alla ricerca delle testimonianze di un passato ricco di storia.
Il lavoro di indagine e di prevenzione svolto in questi anni dai carabinieri del Nucleo Tutela è stato intenso. Insieme ai militari delle stazioni presenti sul territorio e agli elicotteristi dell’ Arma, hanno pattugliato i «punti sensibili» del territorio barese, i siti archeologici già noti e le località dove si presume esistano, nel sottosuolo, resti di antichi insediamenti. Realizzate delle cartografie speciali che danno l’ esatta collocazione dei «tesori» storici, quelli scoperti e quelli ancora da scoprire, della nostra terra. Tante le indagini in corso, coperte dal segreto istruttorio. Decine i controlli eseguiti e in corso di esecuzione nei negozi d’ antiquariato e nei mercatini che vengono allestiti periodicamente a Bari e nei maggiori centri della provincia.
Il fenomeno è molto più esteso di quanto non si creda. Si presume che oltre una certa entità il mercato nero dei reperti sia strettamente collegato ad attività di criminalità organizzata e quindi connesso ad altri traffici di varia natura. Il danno arrecato dai tombaroli con gli scavi clandestini e dai piccoli ladri d’arte con le loro razzie è incalcolabile agli occhi degli studiosi che vedono sparire nel nulla quantità ingenti e indispensabili di informazioni e dati, che sarebbero vitali per le ricerche sulla reale portata del patrimonio artistico, culturale e storico della nostra regione, della nostra provincia