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Bari, proiettile vagante a Carrassi, il racconto: «Ho visto una cosa volare sul terrazzo»

 
Donatella Lopez

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Donatella Lopez

Bari, proiettile vagante a Carrassi, il racconto: «Ho visto una cosa volare sul terrazzo»

È accaduto venerdì alle 19.30: l'uomo stava fumando sul terrazzo e ha sentito uno sparo, pensava fossero fuochi d'artificio

Domenica 27 Ottobre 2019, 12:49

«Ho detto a mio marito: il buco nel muro lo lasciamo così per ricordarci ogni giorno di quanto la vita sia imprevedibile. Bisogna apprezzarla giorno per giorno». Parla la moglie del giovane di 33 anni che venerdì sera, per poco, non è stato raggiunto da un proiettile calibro 7,62 la cui ogiva si è conficcata sul muro del terrazzo di casa al settimo piano di un complesso residenziale di via Hahnemann. Un complesso con portierato e vicinato elegante, sobrio e taciturno.
Siamo nel quadrilatero compreso tra via Amendola e la rotatoria per immettersi sulla statale 100, l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, lo Showville e un pezzo di campagna da dove forse sono estati esplosi i colpi di quella, che secondo gli uomini della Scientifica della Polizia, potrebbe essere stata una carabina.

Ma chi si mette a maneggiare un’arma lunga alle 19,30 di venerdì pomeriggio sparando in aria? Un fatto che da un punto di vista investigativo non appare rilevante, ma rimane di sicuro sconcertante perché davvero a Bari si è sfiorata la tragedia; e non è il solito luogo comune usato a profusione dai media. Soprattutto, chi ha maneggiato l’arma, da quale punto del quadrilatero lo ha fatto? Si tratta di un’arma detenuta legalmente? Era in atto una compravendita clandestina? Appartiene a un cacciatore assai distratto o alle prime armi?

Gli interrogativi sono davvero tanti. Al momento non trovano alcuna risposta e forse mai l’avranno. Certo l’episodio fa notizia visto che nella stessa giornata la Polizia aveva arrestato sodali dei clan più potenti della città raccontando i retroscena stile Gomorra. Una città dove, oltre ai fuochi d’artificio fatti per festeggiare ricorrenze davanti al carcere o fatti esplodere a scopo intimidatorio, vengono organizzate «stese»: azioni intimidatorie che consistono nell’attraversare di corsa, in sella a motorini, strade dove magari risiedono esponenti di clan opposti, sparando all’impazzata per lo più in aria. Un modo per incutere terrore. Per fare valere la legge del più forte.

Sabrina (nome di fantasia) moglie del 33enne miracolato, era fuori casa quando il marito ha capito d’essere scampato alla morte venerdì sera. Lì per lì hanno dato poco peso alla vicenda rassicurati anche dai poliziotti. Poi però anche loro hanno riconsiderato l’accaduto.
«Sono scioccata», aggiunge Sabrina che poi passa il telefono al marito. «Erano le 19.30. Stavo fumando sul terrazzo e ho sentito degli spari – racconta Luca (nome di fantasia) – Ho pensato fossero fuochi d’artificio, ma mentre facevano questi spari ho visto una cosa volare sul terrazzo che è andata a sbattere contro il muro tra due finestroni. Io prima mi sono spaventato e sono entrato in casa. Poi sono tornato all’esterno, ho visto il proiettile, e ho chiamato mia moglie, raccontandole l’accaduto, subito dopo la polizia».

il precedente - Un proiettile che pare sia stato esploso in aria e che ha lasciato il segno. Una vicenda che ricorda una brutta pagina di cronaca della città con l’omicidio di Maria Colangiuli. Una donna di 70 anni, intenta a cucinare in veranda al terzo piano di una palazzina del quartiere San Paolo. Fu colpita da proiettili vaganti durante un conflitto a fuoco tra clan rivali.

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