Il botta e risposta
Pagano (Pd): «Fiore ingeneroso con Michele ma la convergenza è possibile»
La sinistra risponde alle critiche dell’ex assessore vendoliano nei confronti del governatore
BARI - «È ingeneroso bocciare il quadriennio di Emiliano, ma colgo la pars costruens della riflessione del professor Fiore: riconosce che Emiliano non è Salvini e mostra come l’appartenenza di partito a sinistra sia forte al punto da indicare il voto alle regionali per il candidato scelto dalla coalizione». Ubaldo Pagano, deputato del Pd ed emilianista doc, registra le critiche del professor Tommaso Fiore alla «Gazzetta» sulla gestione del governatore Emiliano, ma cerca di inserire questa riflessione in un percorso di riavvicinamento tra il centrosinistra e l’area di sinistra scontenta, della quale fa parte anche Sinistra italiana (all’opposizione alla Regione). «Una sintesi verso il 2020 - argomenta ancora Pagano - non può avvenire con un atto di forza o costrizione. Ci vuole condivisione: il presidente Emiliano con la maggioranza deve potenziare il profilo programmatico con un bilancio consuntivo dell’azione e scrivere un nuovo patto sul programma futuro con tutte le forze politiche. E le opzioni proposte da Sinistra italiana in questo contesto sono importanti».
Sui temi della sanità c’è inoltre una sintonia tra Fiore e Pagano, che il deputato Dem illustra così: «Condivido l’analisi dell’ex assessore quando dice che già Vendola avrebbe dovuto aprire un contenzioso con il governo nazionale. La Legge finanziaria del 2011 del governo Monti pose sullo sforamento del Patto di stabilità, tra le sanzioni, il non poter ripianare l’extradeficit sanitario con proprie risorse. Impose di fatto di andare in piano di rientro. Bisognava invece aprire una vertenza con Roma, per conquistare più gradualità nell’adempimento di una razionalizzazione della rete ospedaliera. Detto questo il governo Emiliano arriva nel luglio 2015, quando il piano operativo triennale 2013-2015 non aveva centrato tutti i target e il governo imponeva un nuovo piano operativo 2016-2018». «Probabilmente - conclude Pagano - avevano ragione i vendoliani a non rispettarlo, perché avrebbe significato la morte della sanità pubblica. Ma non adempiendo al piano operativo, il governo bloccava assunzioni e quote del fondo nazionale sanità. Emiliano ha dovuto scegliere e ha preferito far sbloccare nuove risorse nazionali per poter fare poi nuove assunzioni. E i dati sui livelli essenziali di assistenza del Ministero della Salute hanno certificato l’efficacia dei sacrifici fatti».