BARI - L’ex giudice barese del Consiglio di Stato Francesco Bellomo ha «contrastato in modo molto rigoroso e documentato tutte le accuse che gli vengono rivolte», rispondendo per più di 9 ore alle domande del gip del Tribunale di Bari nell’interrogatorio di garanzia. Al termine, dopo aver depositato anche una memoria difensiva, i difensori di Bellomo, Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria, hanno chiesto la revoca degli arresti domiciliari ai quali l’ex giudice è sottoposto da una settimana per maltrattamento e estorsione.
L'INIZIO DELL'INTERROGATORIO - Si è svolto a Bari l’interrogatorio di garanzia dell’ex giudice barese del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, agli arresti domiciliari dal 9 luglio scorso per i reati di maltrattamento nei confronti di quattro donne, tre borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di formazione per la preparazione al concorso in magistratura, ed estorsione ad un’altra ex corsista.
Bellomo, pantaloni e camicia bianchi, scarpe nere, giacca e cravatta grigio scuro, cartellina sotto il braccio, è arrivato con la sua auto poco dopo le 8.30 ed è salito al secondo piano del palazzo di giustizia dove ad attenderlo, c'erano già i suoi difensori, Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria. Dovrà rispondere alle domande del gip Antonella Cafagna che una settimana fa ha firmato l’ordinanza di arresto, e dei pm inquirenti, l’aggiunto Roberto Rossi e il sostituto Daniela Chimienti.
L’ex consigliere di Stato, destituito nel gennaio 2018, è accusato di aver vessato alcune corsiste della scuola, con le quali aveva poi anche relazioni sentimentali, in cambio di borse di studio con le quali imponeva rigidi codici di comportamento e dress code, fino a controllarne profili social e frequentazioni.