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Alla figlia serve un certificato per lavorare, ma l'ufficio è chiuso: «Se ne vada al mare»

 
Annadelia Turi

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Annadelia Turi

Palazzo Ateneo sito in Piazza Umberto I, 1, 70121 Bari

Giuseppe, di Polignano, va a ritirare un documento per la figlia, ma la segreteria della facoltà di Medicina a Bari è chiusa: «Ora rischia di perdere il lavoro»

Martedì 14 Agosto 2018, 09:43

«Sono un cittadino che rispetta le leggi e vuole essere rispettato. Ma sono soprattutto un padre che ama incondizionatamente sua figlia e farebbe di tutto per aiutarla a realizzare i suoi sogni». Così ha fatto anche ieri Giuseppe Sante Gianluisi. Nonostante gli acciacchi fisici, l’età (quasi 70 anni) e un brutto male alle spalle, si è messo alla guida della sua automobile e da Polignano, sotto il sole e le temperature asfissianti di questi giorni, è venuto a Bari per ritirare il certificato di laurea di sua figlia. Un titolo che la giovane ha conseguito all’Università barese ma che non poteva ritirare di persona visto che da qualche mese ha trovato lavoro in un ospedale di Bolzano. Un papà premuroso che ha fatto di tutto per recuperare un documento importante che, se consegnato in tempo insieme ad altri, consentirà a sua figlia di cominciare una nuova esperienza professionale in un ospedale della Germania.
Sull’apertura dell’ufficio preposto alla consegna del documento non c’erano dubbi: lo stesso personale aveva comunicato per telefono alla giovane dottoressa che il certificato era possibile ritirarlo in questi giorni. E invece, tutt’altro. Papà Giuseppe è arrivato a Bari e si è imbattuto in una drammatica disavventura: gli uffici erano chiusi, nessuno è stato in grado di dare spiegazioni e di conseguenza nessuno ha potuto consegnare il documento.
«È evidente che la documentazione – spiega Giuseppe - deve essere consegnata in tempi brevi, altrimenti non avremmo avuto tutta questa fretta. Del resto è necessario che arrivi prima all’ambasciata tedesca per la traduzione letterale». Quando papà Giuseppe è arrivato al Policlinico, si è guardato intorno e in Facoltà non c’era anima viva. «L’unica persona che ho incontrato – spiega – è stata una donna che lavora nell’ufficio Urp del Policlinico, non dell’Università. Una signora per bene che ha cercato in tutti i modi di aiutarmi per evitare di farmi girovagare nel Policlinico e in tutta la città. Ha cercato di contattare qualcuno dell’ufficio Urp dell’università ma non ha mai risposto nessuno».
Ma Giuseppe non si è perso d’animo. Nonostante il gran caldo si è messo in cammino e a piedi ha raggiunto l’Urp dell’Università che ha sede nell’ex Palazzo delle Poste, in via Nicolai. «Qui ho vissuto un’esperienza incredibile. Ad accogliermi, un signore anziano, seduto su un tavolo, al quale ho provato a chiedere spiegazioni. Seccamente l’uomo mi ha risposto che l’ufficio riapriva lunedì e non era possibile chiedere informazioni, né tanto meno ritirare documenti. Ma perché vai girando con questo caldo? Ma perché non te ne vai al mare? Così mi ha risposto in modo per così dire canzonatorio questo signore. Ma ci rendiamo conto di che cosa ho vissuto? Purtroppo non è solo mia figlia ad avere bisogno di quel certificato. Infatti, nella stessa mattinata ho incontrato altre persone che richiedevano lo stesso tipo di documentazione».
Ora il rischio è che se questo documento non viene presentato a stretto a giro, rischia di far scadere tutto il resto della documentazione già presentata. Un bel problema, visto che si tratta di un impiego importante per una ragazza che si appresta a vivere una carriera professionale appena cominciata.
«Parliamo di un disservizio registrato in una pubblica istituzione e qualcuno ne deve pur rispondere, il rettore Uricchio in primis – commenta Giuseppe -. Io sono un cittadino, pago le tasse e ho il diritto di usufruire di un servizio. Non pretendo certo che il 13 agosto gli uffici pullulino di personale, ma almeno un addetto ho il diritto di incontrarlo, di chiedere e di ricevere spiegazioni. Ma che senso aveva dire al telefono che era possibile ritirare il certificato in questi giorni per poi scoprire da una piccola scritta su un foglio appeso ad un muro che gli uffici sono deserti?»
Papà Giuseppe, infatti, ha scoperto solo venendo a Bari che gli uffici sarebbero rimasti chiusi dal 13 al 15 agosto. «E poi, chiuso perché? È pre vigilia e vigilia? di cosa?»
Papà Giuseppe, tra rabbia e delusione, spera che qualcuno provi a risolvere la faccenda. «Mi dispiace per mia figlia, sappiamo io e mia moglie quanti sacrifici abbiamo fatto per realizzare i suoi sogni. Siamo nel 2018 e cose di questo genere non possono accadere».

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