BARI - Che i due caratteri siano incompatibili, è cosa nota da tempo nei corridoi della Regione. E a dirla tutta, anche fuori dal Palazzo: basta ricordare i litigi, con l’annuncio di dimissioni, già intercorsi nel 2016, a meno di un anno dalle elezioni regionali. Di certo c’è che non è la prima volta - e forse non sarà l’ultima - che Antonio Nunziante, vicepresidente della Giunta, sbatte la porta e lascia la riunone di governo preannunciando il suo addio ufficiale al governatore Michele Emiliano con tanto di carte bollate.
L’altra sera, al termine dell’ultima seduta, è andato in scena l’ennesimo siparietto tra i due e questa volta c’era chi era pronto a giurare che, ieri mattina, le dimissioni dell’ex prefetto prestato alla politica sarebbero state formalizzate. Con il presidente della Regione inviperito che avrebbe concluso l’ultima litigato con un sonoro «vaffa..». Al momento l’ufficialità non è arrivata, ma nei corridoi del «Palazzo», la presidenza della Regione, ieri lo spauracchio era palpabile e gli uffici tutti impegnati a pregare per una ricucitura tra il presidente e il suo vice, indispettito per una presunta fuga in avanti del governatore sul caso dell’Asi di Foggia.
Le premesse perché si conusmasse l’ennesimo litigio c’erano tutte: Nunziante confidava nella nomina di Domenico Lagravinese, già manager dell’Asl brindisina, a capo della Asl barese, dove era in predicato dopo le dimissioni consegnate da Montanaro a causa dell’inchiesta sulla sanitopoli lucana. Nulla da fare, quella nomina l’ha spuntata Antonio Sanguedolce e a un possibile «rimedio» per Lagravinese sul Policlinico di Bari è stato preferto il siciliano Migliore. Passata la buriana delle nomine nella sanità, però, se n’è presentata un’altra: la decisione da assumere in giunta sul «casus belli» del consorzio Asi di Foggia, tuttora guidato dal sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi nonostante un parere negativo dell’Anac che, a seguito di un ricorso dei Cinque Stelle pugliesi, ritiene tale carica incompatibile con quella di primo cittadino di un comune superiore ai 15mila abitanti. La vicenda si è trascinata dinanzi al Tar, al quale intende rivolgersi l’Anac dopo che iil responsabile dell’anticorruzione e trasparenza Asi, Marseglia, ha archiviato il procedimento spalleggiando il sindaco, nel mentre dallo stesso consorzio si dimetteva -.in polemica - il presidente della Camera di Commercio Porreca.
Ebbene le vicende, sinora relegate a livello locale, hanno investito direttamente la giunta regionale, chiamata a decidere se intervenire con un commissariamento. Ed è qui che nasce la contesa: la relazione richiesta agli uffici dal governatore è arrivata sul tavolo della giunta senza che il vicepresidente - con delega allo Sviluppo economico - ne avesse avuto notizia. Proprio lui, destinatario della mail pec con cui Porreca denunciava il guazzabuglio chiedendo lumi. Ed eccolo sbattere i pugni, rivendicare ruolo e poteri contro il governatore, intento invece a prendere tempo in attesa di una pronuncia del Tar. Di mezzo, come sempre, gli equilibri politici: Riccardi, già consigliere regionale Pd, sta bene ai Dem lì dove siede ma non sta bene ai grillini, che ne chiedono la testa agitando il parere Anac e sollecitando la Regione.
Ma anche i «personalismi»: gli assessori regionali foggiani, da Raffaele Piemontese (assente alla riunione di giunta) a Leo Di Gioia (presente), non hanno perso tempo a suggerire nei giorni scorsi al presidente le strade da seguire, facendo così indispettire il collega titolato alla procedura, sentitosi spiazzata al momento del confronto. Dimissioni? «Valuterò» si limita a dire, tenendo sulla griglia una giunta già investita, nell’ultimo anno, da una ridda di dimissioni, uscite e rientri (Giannini ai Trasporti) e deleghe riassegnate qui e là o avocate dal governatore.
L’opposizione? È già sotto l’ombrellone. Silenzio dal centrodestra ma anche dai grillini, con la sola Rosa Barone che si limita a sollecitare Emiliano al commissariamento. Si sfoga anche Mario Conca, ma sulla vicenda delle nomine Asl: «l’ennesima presa in giro del Presidente Emiliano, come dimostra il fatto che al termine di una selezione a cui hanno partecipato 62 candidati siano stati scelti due dei tre dg già in carica. Emiliano - dice - ha di fatto aggirato la legge nazionale con una finta selezione. Avrebbe fatto meglio a dire la verità». Conca chiederà l’accesso agli atti, mentre in Presidenza si augurano che - questa volta - Nunziante non traduca in atti il suo ennesimo, furibondo annuncio.