BARI - Testimoni di un cambiamento, anzi quasi di una rivoluzione. Di quando la sera nella città vecchia scattava una sorta di coprifuoco e superate le 18 era sconsigliabile camminarci, ad oggi, con i vicoli che ad ogni ora del giorno e della notte brulicano di turisti e ragazzi. «Sono esattamente vent'anni che abbiamo aperto il nostro bar – racconta la signora Laura Carofiglio – proprio di fronte la Basilica di San Nicola ed oggi tanti anni dopo possiamo toccare con mano tutti i cambiamenti che abbiamo visto scorrere sotto i nostri occhi».
La signora Laura con il marito, Giuseppe Amoruso, soprannominato e conosciuto da tutti come «u' bambolott» per i capelli biondi e gli occhi azzurri, sono stati i testimoni di un'epoca che si è chiusa e di un'altra che si è aperta, il tutto vissuto tra i vicoli di Bari vecchia, dove oggi se si passeggia si sente meno l'odore di ragù e gli schiamazzi dei bambini, ma in compenso si trovano tante piccole botteghe artigiane e si sente parlare in molte lingue diverse. Sono passati vent'anni, ma sembra una eternità.
«Quando abbiamo aperto il nostro bar – spiega la signora Laura – qui non c'era nulla. Solo la Basilica di fronte, quasi una fortezza. Nella città vecchia gli esercizi commerciali pubblici si contavano sulle dita di una mano: due soli i bar, alle due estremità del borgo antico. Noi al centro. E si vedeva di tutto accadere, anche 20 scippi al giorno».
Il bar San Nicola (poteva chiamarsi diversamente?) avvia la sua attività un anno prima che il Piano Urban ridisegnasse completamente il profilo della città vecchia: riqualificando i palazzi lungo la Muraglia, rifacendo completamente piazza Mercantile e Ferrarese, permettendo a tanti piccoli commercianti di iniziare il loro percorso. «Abbiamo cominciato perché dovevamo lavorare – racconta la signora Laura – mio marito era in cassa integrazione, avevamo i figli da mantenere e proprio sotto casa nostra c'era questo locale abbandonato chiuso da oltre vent'anni. Così gli dissi: “Pinuccio apriamo un negozio“ senza sapere quasi cosa volesse dire.
E così è stato in quella che era stata una cantina di un antico palazzo, oggi noto come palazzo Dentamaro. Avevamo tanta paura di non farcela». Il taglio del nastro in pompa magna, con la presenza di un assessore dell'epoca il cui nome si è perso nel tempo, a servire al bancone la figlia di Pinuccio e Laura, Alessandra, appena ventenne che ancora oggi si trova tutti i giorni al suo posto di lavoro.
«L'apertura del nostro bar fu una autentica novità – racconta la signora Alessandra Amoruso – allora qui tutt'intorno c'erano tanti uffici: la sede della Soprintendenza delle belle arti, la scuola media San Nicola, la sede della Polizia. Gli impiegati sono stati i nostri primi clienti, poi con il tempo la clientela è cambiata, i turisti si sono fatti sempre più numerosi, tantissimi russi sempre presenti, ma anche dalle crociere che hanno incominciato ad attraccare al porto».
Tante anche le persone famose che hanno attraversato l'arco che da piazza san Nicola collega strada san Luca e si sono fermate a prendere un caffè, alcune senza farsi riconoscere, altre con il volto talmente noto da non poter passare inosservate. «Lucio Dalla è venuto spesso e sempre con il sorriso, si faceva fotografare volentieri».
Tante le storie che sono passate per i vicoli della città vecchia, come la morte del giovanissimo Michele Fazio ucciso per strada nel luglio del 2001. «E come se ci ricordiamo di quella tragedia! – rispondono quasi in coro madre e figlia – per quanto accaduto lontano da questi vicoli, fu come se calasse una cappa, ma forse proprio da quella morte si diede una accelerata a quanto già si stava facendo con il Piano Urban».
Il bar San Nicola è più conosciuto con il soprannome del titolare che con il suo vero nome, capita che qualcuno si fermi di fronte e per telefono dia le coordinate di dove si trova per farsi raggiungere: «Sono al bambolotto». Così come è anche «al bambolotto» che si prende la cioccolata calda nella notte di San Nicola tra il 5 e il 6 dicembre, quando si festeggia il santo e Bari vecchia si riempie di devoti.
«Noi abbiamo aperto nel luglio del 1998 – ricorda la signora Laura – la notte di quel primo 5 dicembre con mio marito decidemmo di aprire la notte, alle due, per poter offrire un servizio ai pellegrini. Lui scese e pochi minuti dopo rientrò nel cortile di casa dove io ancora dormivo e si mise ad urlare: “Scendete, venite ad aiutarmi”. C'era tanta di quella gente che non poteva farcela».
La cioccolata della signora Laura è una sorta di miscela segreta. «Nel tempo abbiamo sviluppato una formula particolare – dice sorridendo – la nostra è unica. Con le mie figlie iniziamo a prepararla dal giorno prima». E a prendere la cioccolata calda sono passati proprio tutti, i sindaci, i baresi, i turisti, fin quasi a papa Francesco che in visita a Bari non ha potuto godere di questa bontà solo perché venuto in estate. «Speravo di poter toccare almeno la sua tonaca – sottolinea la signora Alessandra – mi sono dovuta accontentare di vederlo poco distante».
San Nicola, in ogni caso, protegge questa famiglia da sempre. «In questi anni abbiamo sfidato tutto e tutti e affrontato la vita con coraggio. Siamo consapevoli che abbiamo fatto da apripista a tanti altri piccoli commercianti che dopo di noi sono arrivati e ne siamo fieri».
Una storia di famiglia che continua in parte anche con la terza generazione, Federica Faccitondo è una delle nipoti della signora Laura, studia farmacia ma da sempre come «nipote del bambolotto» è tutt'uno con la famiglia. «Lo so che se voglio lavorare seguendo i miei studi universitari, dovrò andar via da Bari – spiega sorridendo – ma qui ho la bisnonna che mi cucina riso patate e cozze e le orecchiette, come farò senza, magari a Milano?».