BARI - La strettoia dell’ex Om sembra affacciarsi sul baratro.
Domani scade il termine per presentare offerte irrevocabili d’acquisto. Nessuna buona nuova dal Piemonte, dove è stata incardinata la procedura fallimentare della «Tua industries». Che ha appunto fatto fallire, prima ancora di farlo nascere, il progetto di reindustrializzare, con la produzione di una minicar elettrica, l’area dove un tempo si producevano carrelli elevatori. E la «Tua», ha presentato i libri contabili al Tribunale di Torino. Tribunale che ha nominato l’avvocato Alessandra Giovetti come curatore del fallimento. Bene, fino a ieri sera, nessun investitore formalmente ha depositato alla Giovetti un’offerta irrevocabile d’acquisto della «Tua».
C’è tempo fino a domani, ma se fin qui non è accaduto nulla, nonostante le proroghe concesse, difficile credere a un miracolo dell’ultima ora.
Rimane aperto l’altro canale, quello che a una prima lettura, offrirebbe maggiori certezze. E il canale è la proposta di concordato fatta dalla società barese «Ingegneria e servizi» per conto di un investitore internazionale, Gep (Global electrification Project), intenzionato a creare nello stabilimento di Modugno catene di assemblaggio di centrali energetiche di nuova generazione. «Ingegneria e servizi» ha formalizzato la proposta concordataria, proposta in base alla quale «Ingegeneria e servizi», si dichiara pronta a pagare i creditori (al 25%) e soprattutto ad accollarsi debiti e tutti gli operai ex Om rimasti a braccia conserte.
Il numero degli operai si è assottigliato: era di 175, ma c’è chi è riusciuto a trovare un’alternativa all’ozio forzato. E comunque per loro il cappio si stringe. Perché è vero che c’è la proposta concordataria di un’assunzione per tutti, ma da qui a dire che questo accadrà e che accadrà velocemente, ce ne passa.
La proposta deve essere omolagata dal giudice della procedura fallimentare. Che si pronuncerà anche considerando il parere dell’avvocato Giovetti. Un parere che deve valutare l’ammissibilità della proposta anche sulla base delle garanzie economiche offerte.
Ma è proprio l’esame dei bilanci di «Ingegneria e servizi», peraltro l’unica società che ha presentato una proposta di rianimare la fallita «Tua», che addensa nuvole sull’orizzonte dei 170 operai. Dalla visura camerale del registro delle imprese, la srl il cui rappresentante legale è l’ingegnere Tommaso Catalano, risulta in liquidazione dall’ 11 gennaio 2016. Il patrimonio netto è di appena 230mila euro. La perdita di esercizio è di 178mila euro a conferma di un capitale eroso. I conti sono in profondo rosso. I ricavi netti del 2014, pari a 323mila euro, si sono ridotti nel 2015 a 51mila euro e a 26mila nel 2016. La riduzione di fatturato è stata insomma drastica. E alla data del 3 maggio 2018 risulta, da parte dell’Agenzia delle entrate, l’iscrizione di un’ipoteca sugli immobili della società per 83mila euro di tasse non pagate. Un’altra ipoteca è stata iscritta anche il 17 marzo del 2014 da parte della Banca popolare di Bari. Certo, non è l’unica società ad avere i conti in rosso e per giunta questo non esclude la possibilità di proporsi per un concordato, tanto più se è in atto, come fanno sapere alcune fonti vicine alla «Ingegneria e servizi», una ristrutturazione economico-finanziaria di tutti gli asset.
Sta di fatto che pende sulla vicenda il parere di Giovetti e la decisione del giudice.
Nei giorni scorsi, i segretari di Fiom, Fim e Uilm hanno chiesto al capo della Task force occupazione della Regione, Leo Caroli, di sbloccare la cassa integrazione in deroga, sulla base proprio della proposta concordataria depositata. Ma da Caroli arriva un «no» secco: impossibile, allo stato attuale, perché è necessario che sia un datore di lavoro a chiedere di attivarla. E un datore di lavoro non c’è. In punta di legge, potrebbe essere Giovetti a chiedere a Caroli di far partire i dodici mesi, gli ultimi, di cassa integrazione in modo da dare un sostegno al reddito che attenui la disperazione dei 170 operai. Ma la proposta concordataria non è un’offerta irrevocabile di acquisto e le garanzie economiche non ci sono o non sono tali da autorizzare la continuità imprenditoriale. Ed ecco perché i colori del futuro prossimo sono tutti a tinte fosche.