BARI - Convinto che i maestri debbano guidare i giovani e non avere nei loro confronti un atteggiamento 'accoppantè, il regista Mario Martone ha detto al Bif&st di Bari che nel suo prossimo film, 'Capri-Batteriè, "quando abbiamo girato non c'era un attore che avesse 30 anni». "Posso dire solo questo», ha sottolineato durante una master class, a proposito del suo prossimo lavoro che sarà ambientato a Napoli all’inizio del Novecento. 'Capri-Batteriè, che uscirà a ottobre, chiuderà una trilogia «del tutto casuale», iniziata con 'Noi credevamò e proseguita con 'Il giovane favolosò che è stato proiettato stamattina. Un film, quest’ultimo, in cui «ho voluto ristabilire la verità su chi era Giacomo Leopardi - ha detto Martone - al di là dell’etichetta di poeta pessimista che gli viene da sempre attribuita: era un giovane che non accettava i conformismi e gli schemi», e «ho trovato diverse affinità con Pasolini: la disperata vitalità di cui parlava lui è la stessa che si ritrova nello Zibaldone di Leopardi».
A proposito di giovani, Martone ha rilevato l’esistenza di una «energia artistica sotterranea che si muove al lato dei canali ufficiali». E ha sottolineato la necessità che i «maestri siano guide», perché «trovo insopportabile questa maniera 'accoppantè di guardare ai giovani» ai quali «troppo spesso» ci si rivolge «senza comprendere il loro contesto né capire da dove vengano».
A proposito del contesto, questa volta storico, Martone ha spiegato che «quando con 'Noi credevamò scelsi di raccontare il Risorgimento, dell’800 non sapevo quasi nulla: non mi aveva mai attratto, mi sembrava impolverato». Ma poi, approfondendo, il «mondo del passato mi è venuto incontro con la sua violenza: volevo fare cinema con la storia, non inventando». Il «punto», per Martone, «è rendere vivo il passato perché ti parli al presente: molti dei nostri disagi - ha sottolineato - derivano dalla rimozione del passato». Anche le ambientazioni dei suoi film, ha proseguito, devono essere «autentiche e non ricostruzioni: mi piace che i muri siano effettivamente muri e non cartapesta, che trasudino vera umidità: c'è un nesso tra dove giri e come si recita». «La questione - ha evidenziato - non è estetica ma umana, e dunque cinematografica».
A giugno, al Museo Madre di Napoli, verrà inaugurata la mostra '1977-2018-Mario Martonè, con materiali del suo archivio personale: sarà un 'film-flussò su quattro schermi, in cui anche lo spettatore avrà un ruolo attivo perché, ha rilevato Martone, lo «spettatore deve partecipare attivamente al film». Intanto stasera, al Bif&st, al regista sarà consegnato il premio 'Federico Fellini Platinum Award’.