Sarà una perizia psichiatrica a stabilire se il 51enne, di Acquaviva delle Fonti, Maurizio Zecca fosse capace di intendere e volere quando perseguitava, con telefonate anche notturne e minacce di morte, una dottoressa in servizio in un ambulatorio di guardia medica della provincia di Bari che, a causa di quegli episodi, è stata costretta a cambiare tre diverse sedi di lavoro in pochi mesi. All’uomo era inizialmente contestato anche il reato di violenza sessuale, poi dichiarato improcedibile per querela tardiva della persona offesa ma la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura rimettendo tutto in discussione. La dottoressa, cioè, aveva denunciato oltre i 6 mesi previsti per legge. Per questo motivo il Tribunale del Riesame di Bari aveva annullato l’ordinanza di arresto disponendo la scarcerazione dell’uomo dopo due settimane in cella e concedendogli gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Dopo la richiesta di giudizio immediato da parte della Procura il gip lo aveva rimesso in libertà con obbligo di dimora e divieto di avvicinamento alla dottoressa. Il pm che ha coordinato le indagini, Simona Filoni, aveva però impugnato quel provvedimento ritenendo che il reato di violenza sessuale fosse procedibile d’ufficio perché ricompreso nelle condotte di stalking e quindi aggravato.
Nei giorni scorsi la Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura annullando con rinvio il provvedimento di scarcerazione del Riesame. Altri giudici dovranno ora valutare la richiesta di carcerazione di Zecca.
Intanto nel processo per stalking iniziato dinanzi al Tribunale Monocratico di Bari, nel quale la vittima non si è costituita parte civile, il giudice ha accolto la richiesta del difensore dell’imputato, l’avvocato Filippo Castellaneta, disponendo una perizia psichiatrica.
