L'analisi
Quelle scarne parole del premier sul Mezzogiorno
Per ripartire dalla crisi non è sufficiente il «quantum», bisogna occuparsi anche del «come»
Gli 82 miliardi di euro assegnati dal Pnrr alle regioni meridionali sollevano l’interrogativo del metodo proposto dall’editoriale della Gazzetta del 23 maggio scorso: per ripartire dalla crisi non è sufficiente il «quantum», bisogna occuparsi anche del «come».
La risposta del presidente Mario Draghi, come al solito scarna ed asciutta, è che per spendere bene il 40% delle risorse complessive del Pnrr è necessario irrobustire le amministrazioni meridionali, guardando con attenzione all’esperienza di un passato che, spesso, ha deluso. Il riferimento è all’intervento straordinario basato sull’aumento della spesa pubblica rivelatosi del tutto inutile perché concentrato sulle nuove iniziative di spesa, piuttosto che sulle analisi di efficienza, efficacia e congruità con gli obiettivi della spesa già in atto.
Per chiarire cosa debba intendersi per «irrobustimento» va tenuto presente che, secondo Mario Draghi, l’esperienza dell’euro ha dimostrato con chiarezza che solo la qualità delle istituzioni è in grado di creare le condizioni per far crescere stabilmente salari, produttività occupazione ed il nostro Stato Sociale. Pertanto ha sempre sostenuto la necessità di considerare come parametri dell’efficienza delle istituzioni non solo la conformità alla legge ma anche l’operare complessivo legato alla necessità della rendicontazione, del controllo e della valutazione dei risultati dell’azione pubblica.
Ha così dato definitiva sistemazione al contributo originale degli economisti meridionali che, per primi, hanno rifiutato di ritenere la conformità alla legge unico criterio di efficienza della Pubblica amministrazione. Si deve infatti ad Antonio Genovesi (titolare dal 1754 all’Università di Napoli della prima cattedra nella storia dell’Economia) l’intuizione di considerare oltre al profilo giuridico anche quello economico dell’ente locale. L’originalità di questo schema, da Carlo Cattaneo posto alla base della storica cultura lombarda delle autonomie, locali, è stata approfondita da Donato Menichella.
Egli, infatti, non fu subalterno a Keynes che aveva conferito alla Tennessee Valley Autority l’autorità di un ministero federale. Invece la Cassa del Mezzogiorno fu istituita non dipendente dagli stanziamenti del governo perché, dotata di un’anima bancaria, poteva andare sul mercato a fare provvista finanziaria.
Lo schema della qualità delle istituzioni è stato recepito dalla riforma costituzionale del 2012 e dalla normativa di attuazione che ha stabilito la dipendenza della Buona amministrazione della Pa. non solo dal profilo giuridico ma anche da quello economico, identificato nello stretto nesso di funzionalità tra equilibrio di bilancio ed il concorso alla stabilizzazione del debito pubblico da conseguire con la procedura di calcolo indicata, che così garantisce anche l’ottima allocazione delle risorse. Da qui il nesso tra la congruità dei finanziamenti ed il principio di Buona amministrazione confermato anche da recenti sentenze della Corte Costituzionale (n.188/2015, n.10/2016).
Ne è derivato un profondo rinnovamento del Rapporto Stato/Regioni, nel quale se le risorse finanziarie dei comuni non sono sufficienti, la regione, non più dotata di un profilo accentratore, può integrarle ricorrendo ai meccanismi espliciti previsti di cooperazione tra gli enti locali: flessibilità regionale (orizzontale e verticale) ed a quella nazionale alla quale è affidato il compito della perequazione interregionale.
In tal modo dalle «macerie» del federalismo della legge n.42/2009 risorge un federalismo solidale ma responsabile, atto ad affrontare la diminuzione del divario Nord /Sud perché capace di «valorizzare» le differenze richieste dalle caratteristiche dei diversi territori del Paese e di eliminare o ridurre le differenze dovute a sprechi ed inefficienze.
Questo è il significato dell’«irrobustimento» che consiste nel sostituire alla vecchia «Amministrazione di procedure», ingessata da ipertrofia legislativa e atrofia dei risultati, l’«Amministrazione di risultati» che pone al centro dell’analisi l’esperienza amministrativa, i suoi risultati e la relativa valutazione. L’erogazione degli 82 miliardi di euro alle amministrazioni meridionali, così irrobustite, garantisce produttività della spesa. crescita, diminuzione del debito pubblico e del divario Nord/Sud.
In particolare «l’irrobustimento», eliminando la vecchia legislazione speciale per il Mezzogiorno offre a tutto il sistema delle autonomie locali la possibilità di:
1) accertare ex ante la qualità dell’istituzione per verificarne l’effettiva funzionalità, eliminando le distorsioni del Patto di stabilità che, rimandando tutto ex post, consentiva solo di prendere atto di risultati, imprevedibili ed ormai irrimediabili;
2) assistere le Città metropolitane per elaborare i piani strategici, strumento indispensabile per assumere il ruolo di motore dello sviluppo economico attribuito dalla legge istitutiva e, dopo 6 anni, non ancora attuato;
3) allocare il Servizio sanitario nazionale con le relative articolazioni regionali sulla sostenibilità finanziaria e non sull’impossibile conciliazione tra risorse finanziarie limitate e bisogni sanitari illimitati;
4) riconoscere, secondo la proposta di Stefano Firpo, alla digitalizzazione il ruolo di Riforma abilitante, ovvero d’intervento funzionale a garantire un radicale cambiamento dei processi di gestione dell’attività amministrativa dalla modalità operativa cartacea a quella digitale;
5 ) valutare l’effetto economico della riforma, da me effettuato con esito positivo.
In conclusione l’irrobustimento delle amministrazioni meridionali, confermato dall’impermeabilità alla Scienza economica della Pa (Bernardo Mattarella 2017), è una riforma del Pnrr non promessa, ma già in vigore dal 2016, della quale mi e stato possibile valutare anche l’impatto economico. Pertanto assicura l’esito positivo della prossima verifica della Commissione Ue sull’affidabilità delle riforme previste dal Pnrr.