L'analisi
Strumenti automatici per garantire trasparenza
Staremo a vedere come si muoverà, in proposito, il governo Draghi
La liquidità è per sopravvivere, la ricapitalizzazione è per rilanciarsi. Quale sarà il futuro prossimo dello Stivale se la persistenza della pandemia ritarderà la ripresa economica? Come faranno le imprese a ripartire visto che metà di quelle che hanno aperto dopo il primo lockdown hanno patito il dimezzamento del proprio fatturato?
Nel Mezzogiorno i problemi si sono ancora di più aggravati. Alle carenze strutturali si è aggiunta l’anemia definitiva di un mercato dei capitali, mai così fiacco come dopo l’irruzione della pandemia.
In attesa di capire cosa intende fare il brain trust del presidente del Consiglio con la nuova versione del Recovery, servirebbe un segnale immediato, capace di dare la percezione che davvero il Sud viene considerato il problema numero uno dell’Europa, oltre che dell’Italia.
Esempio. Finora la fiscalità di vantaggio per un’area arretrata di un Paese era osteggiata perché ritenuta in contrasto con le norme del Patto di Stabilità, che prevederebbero agevolazioni tributarie di natura nazionale, non regionale, nei singoli stati. Ma il Patto di Stabilità, dopo l’exploit del Coronavirus, per ora è sospeso, e non è detto che debba essere ripristinato in tempi brevi. Estendere la fiscalità di vantaggio, allargare il credito di imposta sono misure a costo zero che potrebbero essere introdotte immediatamente senza dover attendere chissà cosa o chissà chi.
Certo, i soldi per ristorare le imprese e finanziare le infrastrutture sono importanti, decisivi per tutelare il Mezzogiorno dal possibile tracollo. Ma non bastano. Non foss’altro perché ogni grande opera necessita di qualche lustro prima di essere inaugurata con un solenne taglio del nastro. E poi, non va mai dimenticato che più di metà dei fondi europei 2014-2020 non sono stati utilizzati e che, per diverse ragioni, risultano bloccate, su tutta la Penisola, opere per due miliardi di euro. Insomma.
La classe politica e la pubblica amministrazione non brillano (eufemismo) per efficienza, condizionate come sono dal fantasma del voto elettorale e dall’ossessione della procedura.
Già è complicato, in partenza, per la nomenklatura pubblica, realizzare il calcolo economico di fronte a qualsiasi tipo di investimento. Le informazioni di solito privilegiano chi naviga nel mare della concorrenza, non chi nuota nello stagno del monopolio. Se poi aggiungiamo il male oscuro che aggrava il rapporto tra politica e imprenditoria, il cerchio si chiude. Se la classe politica punta a uno scopo (a volte limpido spesso opaco), il mondo delle imprese punta al profitto, che costituisce la spia dello stato di salute e di solidità di un’attività imprenditoriale.
Quasi sempre lo scopo di un’iniziativa politica consiste nel tornaconto elettorale del suo promotore, il che tende sovente a collidere con l’obiettivo del profitto rincorso dalle imprese. Infatti, tra voto e profitto si registra più incompatibilità che tra interisti e milanisti durante il derby meneghino.
Intendiamoci. La democrazia ha bisogno dei suoi tempi di discussione e di decisione, che non possono mai coincidere con i tempi ultra-rapidi solitamente praticati e richiesti dalle aziende. Ma quando i ritardi decisionali da parte della Pubblica Amministrazioni raggiungono vette inammissibili, allora c’è davvero poco da comprendere. Non foss’altro perché il rischio dell’inazione cronica, del rinvio permanente, è che un’opera pubblica o un’intervento di sostegno entrino in funzione quando non se ne avverte più la necessità.
Il Sud è foriero di esempi in materia e, non sempre, per colpa sua. Ecco perché sarebbe opportuno che anche le agevolazioni del Recovery non derivassero da criteri partigiani e da strumenti discrezionali, pena la formazione di una nuova classe di beneficiari, degna del clero, e dell’aristocrazia rapace in auge fino allo scoppio della Rivoluzione Francese.
Il fisco, attraverso il ricorso a strumenti come il credito d’imposta, è il campo in cui lo stato può fare politica per l’industria senza sporcarsi le mani e senza alimentare appetiti voraci, meritevoli spesso di essere indagati e sanzionati dall’autorità giudiziaria.
Staremo a vedere come si muoverà, in proposito, il governo Draghi. I megaprogrammi eccitano la fantasia, e non solo quella, ma, come avvertiva lo scrittore americano Raymond Chandler (1888-1959), creatore del detective Philip Marlowe, i grandi soldi sono un grande potere e il grande potere viene usato in modo sbagliato. È il sistema.
Del resto, in Italia, qualcosa di simile è accaduto dopo il terremoto del 1980 in Irpinia, quando i fiumi di quattrini per la ricostruzione delle aree distrutte hanno finito per gratificare soprattutto la camorra. Attenti al lupo, quindi, come già esclamano i magistrati più attenti.
Non vorremmo che dal Recovery emergessero una classe criminale ancora più sfrontata e un ceto politico ancora più parassitario.