il commento

Le affinità elettive tra il Duce e il Magnate

bianca tragni

Il linguaggio degli americani di oggi richiama il linguaggio degli italiani di ieri che, seguendo un capo carismatico e assetato di potere, marciarono su Roma e lo portarono in Parlamento

«Farò di quest’aula bivacco di manipoli!», questa è la frase che viene in mente allo storico, guardando le immagini dell’assalto al Campidoglio di Washington.

E un bivacco ne hanno fatto gli assalitori, stravaccandosi sulle scrivanie degli eletti dal popolo, rompendo vetri e porte, portando armi, usando selfie e telefonini come fossero bottiglie di birra o di vino che ubriacano ed esaltano. Esaltati erano quelle centinaia di aggressori che le cronache suddividono in gruppi di diversa ispirazione ideologica: sovranisti, razzisti, patrioti, fanatici tutti.

Il linguaggio degli americani di oggi richiama il linguaggio degli italiani di ieri che, seguendo un capo carismatico e assetato di potere, marciarono su Roma e lo portarono in Parlamento dove minacciò il “bivacco di manipoli”. Ieri manipoli oggi gruppi, ieri nazionalisti oggi patrioti, ieri squadristi oggi talibani yankee, ieri un esercito paralizzato da un re inetto oggi una polizia incapace di difendere la più alta istituzione democratica del paese.
In Italia sappiamo come andò a finire: i manipoli diventarono polizia politica, i nazionalisti diventarono colonialisti col mito di Roma antica, gli squadristi diventarono razzisti, la monarchia costituzionale diventò dittatura fascista. Sempre sotto la guida del capo carismatico che dettava la linea, faceva le leggi, soggiogava tutti. E il re impotente stava a guardare, preoccupato solo che i suoi privilegi fossero salvaguardati; come sta tentando l’americano di oggi per autoassolversi da tutte le responsabilità penali. Che poi gli italiani finissero imprigionati, confinati, deportati, torturati, uccisi, perseguitati, a quel piccolo re non interessava nulla. Ma il popolo patì tutto questo, ne soffrì e sappiamo come andò a finire: a piazzale Loreto.

Dio non voglia che anche in America si arrivi a tanto. La storia dovrebbe pur insegnare qualcosa. E la storia degli Stati Uniti, pur con le sue cadute, i suoi regicidi (assassinio di Kennedy), il suo razzismo persistente, è storia gloriosa di libertà e di democrazia di cui ci ha dato grandi maestri. Basti pensare a Thomas Jefferson, l’autore della Dichiarazione di Indipendenza, il quale si sarà rivoltato nella tomba per l’assalto al Campidoglio. Ma lui e gli altri grandi americani hanno lasciato gli anticorpi. Nella notte seguita all’assalto, sgombrato l’edificio dagli assalitori, gli eletti dal popolo hanno fatto quello che dovevano fare: dichiarare democraticamente la sconfitta del “capo carismatico” degli assalitori e la vittoria del suo successore.
In Italia allora gli anticorpi si chiamarono solo Aventino; ma furono deboli, non bastarono a sconfiggere il virus della tirannide. Che prevalse. E oggi i suoi “democratici” eredi elogiano il capo di quegli squadristi americani per averli invitati a tornare a casa. Dopo che li aveva incitati pesantemente all’assalto!
Dio ci scampi da “capi carismatici” d’ogni tempo e d’ogni risma.

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