L'ANALISI
Didattica a distanza, privacy poco garantita
La dad non è esente da rischi. Il problema non è la tecnologia, ma l'uso che se ne fa
l nodo della didattica a distanza (Dad) in Puglia era già venuto (prepotentemente) al pettine nei mesi primaverili con la chiusura delle scuole.
Tutte le problematiche, dalla mancanza di strumenti elettronici, ai collegamenti internet, alla privacy nelle interrogazioni e nelle videolezioni sono state parzialmente superate grazie all’impegno di docenti e famiglie. Alla fine dell’anno, promozioni generalizzate per preparazioni piuttosto superficiali dovute soprattutto alla mancanza di devices hanno caratterizzato la fine dell’anno scolastico.
Il DPCM che impone da oggi la sospensione delle lezioni in presenza fino alla terza media è un provvedimento doloroso, seppur temporaneo, ma indispensabile per cercare di arginare la diffusione del Covid-19. Le scarse risorse disponibili, otto milioni stanziati per la Puglia, non garantiscono alla didattica a distanza l’efficacia che richiede sia sui collegamenti sia sulla privacy. Gli interrogativi sull’utilizzo della piattaforma di didattica a distanza da parte degli studenti fuori dall’orario scolastico, sulla responsabilità del dirigente nell’indicare una piattaforma non conforme, sull’obbligo di apparire in video durante la lezione, fino alla possibile diffusione di immagini di studenti e docenti sui social rimangono tutti. Tocca al Dirigente scolastico assicurarsi che i dati siano protetti da trattamenti non autorizzati o peggio ancora che possano andare dispersi o distrutti.
PARTECIPAZIONE CONSAPEVOLE - Il regolamento parla di partecipazione alla lezione in modo consapevole e di rispetto della privacy di tutti. È vietato rigorosamente per l’alunno videoregistrare quanto si trova sullo schermo del proprio personal computer (fotografia, videoregistrazione, acquisizione dello schermo) e registrare la voce dell’insegnate e dei propri compagni durante le videolezioni. È fatto assoluto divieto di divulgare il link fornito dall’insegnante, il codice riunione o il nickname della videolezione ad altri amici che non siano compagni di classe , peggio ancora adulti estranei all’ambiente scolastico. Chi assicura tutto questo? Chi garantisce che altri genitori in particolare non assistano alle interrogazioni o alle videolezioni, servendosi poi delle registrazioni per contestare i giudizi? Chi garantisce che i genitori non assistano pure alle interrogazioni di tutti gli alunni (compreso il figlio), esprimendo dopo, in qualche chat, pareri fuorvianti e non dovuti? Come evitare, impedire di formulare giudizi sull’insegnante, sul suo modo di fare lezione e magari esprimere opinioni che nulla hanno a che fare con la scuola? L’obbligo di non registrare video e non fare foto delle lezioni on line e, soprattutto, non divulgare nulla in rete è sempre rispettato? Durante le lezioni si è in grado di mantenere un atteggiamento adeguato al contesto scolastico; anche se si è a casa? E come fare a scegliere un angolo riservato della casa nel caso in cui l’abitazione risulti molto piccola? Scene di vita familiare potrebbero intrufolarsi nel bel mezzo delle lezioni.
E’ già capitato che ad alcuni docenti e qualche genitore siano giunte segnalazioni di episodi di intrusione nelle lezioni in corso su Google Meet, da parte di persone non autorizzate, ammesse all'aula virtuale con la connivenza di alunni presenti in videodeoconferenza. Il regolamento prevede sanzioni per tali soggetti che potrebbero essere identificati grazie ai log della piattaforma. Il docente che si accorgesse di un estraneo alla lezione potrà dichiarare annullata la stessa. Quanti sono in grado di controllare cosa avviene al di là della webcam degli alunni? Molte scuole hanno adottato appositi regolamenti, altre hanno affidato tutto al buon senso. Sarebbe interessante prevedere per iscritto che, dopo il saluto iniziale (appello degli alunni), l’insegnante possa contrassegnare le assenze sul registro elettronico. Tale procedura permetterebbe alle famiglie di verificare, con costanza, la presenza in aula virtuale del proprio figlio. Altro problema è quello della chat che qualche volta è adoperata per fini non prettamente didattici. E’ bene allora ricordare che la violazione della normativa sulla privacy o la presenza di atti deprecabili quali il cyberbullismo implicano responsabilità perseguibili dalla legge. Per questo è necessario vigilare.
LE REGOLE da (far) rispettare. Di fronte a comportamenti molto gravi, sentito il parere del consiglio di classe, gli alunni, anche in caso di didattica a distanza, potranno essere esclusi, temporaneamente, dalle lezioni, per un periodo che non sia superiore a quello stabilito dal regolamento di istituto. Le regole dunque ci sono.
Cosa fare allora per assicurare il pieno rispetto della privacy ad ogni livello? Password adeguate (con regole di composizione, scadenza periodica, ecc.); adozione di misure atte a garantire la disponibilità dei dati ; registrazione degli accessi e delle operazioni compiute in appositi file di log, ai fini della verifica della correttezza e legittimità del trattamento degli stessi dati. Tutto questo basterà a garantire la privacy che la Dad richiede? Bill Gates sostiene che nel mondo digitale, che si tratti di telecamere o satelliti o semplicemente di un clic sul computer, c’è bisogno di avere norme più esplicite per la tutela della privacy. La didattica a distanza non è esente da rischi. Il problema non è la tecnologia, ma l'uso che se ne fa.