Il punto

Il premier prova a puntellare l’esperienza del suo governo

Michele De Feudis

La Puglia sempre più come l’Ohio nelle presidenziali Usa, decisiva per il futuro del governo giallo-rosso

La Puglia sempre più come l’Ohio nelle presidenziali Usa, decisiva per il futuro del governo giallo-rosso. Le regionali pugliesi sono divenute, settimana dopo settimana, la partita cruciale nel turno elettorale di settembre. E una interpretazione tutta «politica» della tornata delle regionali emerge con forza dall’intervista del premier Giuseppe Conte al Fatto quotidiano, nella quale ha invitato Pd e M5S a un «ragionevole dialogo» al fine di replicare l’alleanza nazionale anche nei territori, e in particolare in Puglia e nelle Marche.

In queste due regioni i sondaggisti fotografano la possibilità di una vittoria dei candidati del centrodestra. La scelta del presidente Conte, dopo aver in queste settimane esercitato una discreta moral suasion nei confronti delle forze della sua coalizione, porta allo scoperto una strategia di responsabilizzazione dei partner della maggioranza, che non potranno poi derubricare a incidenti di percorso eventuali sconfitte settembrine. Anticipando l’inevitabile politicizzazione del voto delle regionali da parte del centrodestra (non a caso Giorgia Meloni di Fdi si è detta pronta a scendere in piazza in caso di vittoria dei conservatori), il premier ha posto sul tavolo la necessità di accelerare l’integrazione tra Pd e M5S verso una piattaforma politica e programmatica, da Roma ai territori. La visione di Conte è corroborata dal voto della piattaforma Rousseau, che nei giorni scorsi ha superato la stagione del Movimento «solo contro tutti», per riconoscere l’orizzonte delle alleanze e di conseguenza avviare il consolidamento di un fronte insieme «europeista e progressista» in grado di arrivare senza strappi alla fine della legislatura.

Per il professore di Volturara Appula è giunto il momento di portare a maturazione un percorso di superamento dei precedenti steccati, favorendo una coesione non solo tra gruppi dirigenti ma anche tra gli elettorati del centrosinistra tradizionale e l’arcipelago di portavoce-cittadini aggregato dal progetto ideato da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, ora guidato dal garante Vito Crimi e dal leader riconosciuto, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La base della sintonia, per il premier, è insita nei punti di contatto tra la cultura ecologista e innovatrice di stampo europeista che è stata il vero collante tra dem e 5S in questi mesi. Non a caso Conte parla di «una sinergia anche a livello territoriale» che «può imprimere una forte spinta per realizzare le strategie del Green deal, dell’innovazione digitale, degli investimenti nelle infrastrutture, negli asili nido e nelle scuole». E riferendosi alla Puglia, indica nella produzione industriale «green» la grande sfida che a suo avviso deve far ritrovare alla sua maggioranza la compattezza territoriale finora mai avuta: «Un obiettivo tra i tanti: la transizione energetica, che è un’assoluta priorità per la Puglia. Pensiamo a Taranto». E il riferimento al capoluogo ionico e alla vertenza ex Ilva (che mette insieme occupazione con profili sanitari, industriali e culturali) non è affatto casuale.
Conte, in un passaggio cruciale della sua intervista, poi ha evidenziato come le regioni siano essenziali nella futura programmazione dei progetti e nella successiva spesa delle risorse connesse al Recovery fund: in questo modo ha evocato la centralità degli enti regionali nella prossima stagione di ricostruzione post pandemia del sistema paese, e in un frangente così delicato spera di non doversi confrontare con la quasi totalità degli interlocutori (tra i governatori) di orientamento destrorso.

L’invito all’armonia tra alleati promosso dal professore pugliese, nei fatti, è stato respinto dal M5S, geloso della sua autonomia, ma segna di contro l’avvio di un percorso di non ritorno per puntellare l’esperienza di governo: Pd e pentastellati devono in fretta trasformare la frequentazione governativa in un fidanzamento, in vista di un possibile matrimonio sempre più politico. E tra uno step e l’altro ci sono le regionali pugliesi, dove - tramontata l’ipotesi di una convergenza sulla candidatura di Michele Emiliano - non resta per i «fusionisti» in linea con il Conte-pensiero (in primis il ministro Francesco Boccia) che il modello Bonaccini: la pratica del voto utile per il centrosinistra, al fine di sbarrare la strada al ritorno del centrodestra a trazione sovranista, rendendo così di legislatura l’orizzonte del governo nazionale.

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