L'analisi

Ciò che sembra e ciò che è siamo la patria dell’apparenza

Michele Partipilo

Ecco un piccolo elenco di cose che appaiono in maniera diversa da come sono

L’Italia sta diventando uno dei Paesi più singolari al mondo. Il patrimonio artistico, le bellezze naturali, i paesaggi da incanto non bastano più per farci notare nel globo terracqueo. È necessario qualcosa di più frizzante e originale. Qualcosa che sembra ma non è, come nelle illusioni ottiche o nella sala degli specchi dei Luna park di una volta. E allora ecco un piccolo elenco di cose che appaiono in maniera diversa da come sono, fino ad arrivare a quella «coincidentia oppositorum» (l’unione degli opposti) così cara a Niccolò Cusano, filosofo che sembra italiano ma è tedesco.
Cominciamo dalla politica. Dopo le elezioni europee, Salvini si comporta da premier forte del 34% ottenuto.

Solo che all’interno del parlamento quei consensi sono virtuali, giacché il numero di deputati e senatori corrisponde al 17,4% conquistato alle politiche del 2018 e concorrendo all’interno di una coalizione. È come se uno avesse in tasca il biglietto vincente della Lotteria Italia e pretendesse di fare shopping a destra e a manca. Certo, il biglietto vincente c’è, ma il contante manca. I negozianti gli faranno credito sulla fiducia? A Roma si fa così, per cui Salvini ha il 17,4 ma comanda come se avesse il 34. Viceversa Di Maio ha il 32% ma subisce come se avesse il 17% ottenuto alle Europee.
Un’altra finzione è rappresentata dal governo. Sembra che ci sia, in realtà non c’è perché in un anno di attività ha partorito solo due provvedimenti degni di nota (Reddito di cittadinanza e Quota 100). In compenso c’è una mole enorme di annunci, smentite e contraddizioni varie. Si dirà: è vero, il governo ha fatto poco perché ha subito il fuoco delle opposizioni. Anche qui, sulla carta le opposizioni ci sono, ma nella realtà non si vedono. Anzi, si vedono solo alla tv di Stato dove gli spazi ai politici sono proporzionali ai consensi elettorali. La vera opposizione la fanno - scambiandosi la parte a giorni alterni - i due «alleati» di governo. Ecco l’unione degli opposti, teorizzata sei secoli fa da Cusano senza che avesse conosciuto Di Maio e Salvini.
Spostando lo sguardo sul quadrante economico la situazione non cambia. C’è un ministro delle Finanze, ma i provvedimenti in materia economica li decide la diarchia gialloverde. Non solo i citati Reddito di cittadinanza e Quota 100, ma ora anche la flat tax, la tassa piatta che si chiama così perché appiattirà ulteriormente i patrimoni degli italiani: i 30 miliardi (mica bruscolini) da qualche parte bisognerà prenderli. Salvini e Di Maio pensano di ingrossare il deficit, Tria risponde alle contestazioni di Bruxelles affermando che saranno «fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022».

Allarghiamo lo sguardo alla giustizia. Una delle principali cause dei mancati investimenti stranieri in Italia è la corruzione. Tanto che è stata inventata un’autorità apposita per combattere il fenomeno ovunque si annidi. Perfetto, però le cronache degli ultimi tempi sono piene di magistrati accusati di corruzione. Cioè dei guardiani dell’onestà che sarebbero passati dall’altra parte. L’ultimo caso riguarda addirittura un ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Però, se appena appena si ricordano le recenti cronache di questo giornale, si scoprirà che è stato preceduto da un «pool» di toghe tranesi che, se le accuse saranno confermate nelle sentenze, più che lottare contro il malaffare, hanno fatto affari senza lottare.
Anche lo sport non scherza. Il Palermo sembra che sia stato retrocesso, però poi è sufficiente penalizzarlo con una sanzione (ridicola) di 20 punti così gli opposti tornano a unirsi: è punito, ma è anche salvo. E permette al Foggia di godersi un record beffardo: quello di restare in B e scendere in C per quattro volte nel giro di 18 giorni. Ma tanto, il calcio è un gioco. Apparenza anche questa, perché con tutti i soldi e gli interessi che vi girano intorno è politica, è affari, è tutto fuorché un gioco. L’unico vero grande gioco rimasto è la politica, nel senso che chi è eletto si prende gioco di chi l’ha votato. Eppoi ci si lamenta delle fake news. Di finzione in finzione l’Italia rischia di diventare un gigantesco fake. Ma anche questa potrebbe essere solo un’apparenza. Chi lo sa, siamo in Italia.

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