n un Paese storicamente segnato dai “confini invisibili” tra Nord e Sud, esiste oggi una generazione che non guarda più le mappe, ma le opportunità. E spesso le crea.Dalla Puglia alla Basilicata, dalla Calabria alla Sicilia, negli ultimi anni sono emersi designer, grafici e professionisti della comunicazione che hanno portato il proprio talento nelle grandi capitali internazionali del progetto. Non è un caso: al sud, la cultura del fare — che per anni si è tradotta in artigianato, architettura spontanea, impresa familiare — oggi ha trovato nuovi sbocchi attraverso scuole e percorsi che non parlano più solo di “fuga” o “resistenza”, ma di visione concreta.
È in questa cornice che si inserisce l’ambizioso progetto di Hdemy Group, il polo italiano che unisce la NAD – Nuova Accademia del Design (sedi a Verona e Milano) e l’Accademia Cappiello (Firenze). Due realtà nate in contesti diversi, ma accomunate da un principio: dare spazio al talento, anche quando nasce lontano dai centri nevralgici del design e della comunicazione.
Non solo con sedi fisiche in città simbolo della cultura italiana, ma con una strategia formativa che parla a tutto il Paese: corsi interamente online, agevolazioni per chi si trasferisce, e un’attenzione particolare agli studenti del Sud Italia, da cui sempre più spesso partono progetti che trovano risonanza ben oltre i confini nazionali.
Il design italiano nel mondo: i numeri di un settore che non conosce confini

Per comprendere il ruolo che la formazione può giocare, basta guardare ai numeri. Oggi il design non è solo un fatto culturale, ma un segmento strategico dell’economia nazionale. In Italia, il comparto del design e dell’arredamento genera un fatturato che nel 2024 ha superato i 51 miliardi di euro, con oltre 60.000 persone impiegate e una filiera composta da più di 41.000 professionisti e imprese, dalle botteghe artigiane ai brand globali di fascia alta.
Fonte di esportazione, identità e innovazione, il design italiano continua a occupare una posizione di preminenza sul mercato internazionale: nel segmento “high-end” – l’arredo e il progetto di lusso – l’Italia detiene il 25% delle quote globali e dovrebbe raggiungere tra i 50 e i 60 miliardi di euro di valore complessivo entro il 2026, secondo il Design Market Monitor di Altagamma e Bain & Company.
Il dato è ancora più significativo se osservato nel dettaglio di alcuni comparti: l’interior design, ad esempio, vale oltre 3 miliardi di dollari annui nel nostro Paese e registra una crescita costante, con un tasso medio di sviluppo del 4% annuo previsto fino al 2030.
Questi numeri confermano un’evidenza: il design italiano continua a essere un riferimento internazionale, ma per rimanere tale ha bisogno di alimentarsi attraverso una nuova generazione di professionisti. E lo può fare solo se investe in formazione aggiornata, radicata e al tempo stesso aperta al mondo.
La formazione che incontra l’impresa: il vero valore aggiunto
Ed è qui che entra in gioco un altro aspetto chiave del sistema Hdemy Group: la connessione costante con il mondo del lavoro. A differenza di molti percorsi accademici tradizionali, NAD e Cappiello operano come cerniere attive tra istruzione e industria.
Oggi il mercato del lavoro richiede competenze aggiornate su base annuale — quando non mensile. I modelli formativi statici rischiano di generare distanza tra ciò che si insegna e ciò che serve davvero. Per questo Hdemy Group ha costruito una rete viva di professionisti, marchi del design, studi di architettura, aziende di comunicazione, editori, associazioni di categoria.
Non meri interlocutori esterni, ma partner stabili di un ecosistema che porta gli studenti a confrontarsi con:
- progetti reali su commessa aziendale
- workshop con designer riconosciuti,
- contest creativi e hackathon,
- eventi e talk aperti al pubblico professionale.
Il risultato è una formazione completamente diversa: non si limitano a “insegnare progettazione”, ma generano contesto, rete e continuità tra aula e lavoro. In un Paese in cui il 92% delle imprese sono PMI e in cui la creatività viene chiesta in contesti fluidi e multifunzionali, è un vantaggio non secondario.
Perché i talenti del Sud devono essere ascoltati

E qui si arriva a un punto centrale: se vogliamo immaginare il futuro del design italiano, bisogna imparare ad ascoltare chi da sempre porta in sé linguaggi veri, memorie sensoriali e visione culturale.
Parlare di “Made in Italy” senza dare voce al Sud significa raccontare un romanzo a metà. Il Sud non è solo un luogo, ma un modo di vedere: artigianale, materico, poetico, contaminato. I profili che da lì arrivano al mondo del design spesso uniscono una rara sensibilità per i dettagli, uno sguardo visivo abituato alla luce naturale, all’uso dei materiali, ma anche uno spirito di resistenza progettuale nato tra botteghe di paese, case popolari, borghi e città multiformi.
Per questo il futuro del design, della moda e della comunicazione ha bisogno di questi sguardi. Non per aggiungere folklore, ma per allargare il campo. Il Sud porta stratificazioni culturali che arricchiscono la progettazione. Ha generato e continua a generare designer, art director, artigiani digitali, illustratori, scenografi e creativi che hanno imparato ad attraversare i confini con naturalezza, mescolando talento e necessità.
Se oggi esistono scuole come NAD e Accademia Cappiello che offrono linee di accesso reali – corsi online, borse di studio, percorsi ibridi tra didattica digitale e laboratori fisici – è anche grazie alla consapevolezza che un talento è tale solo se messo nelle condizioni di manifestarsi e di evolvere.
Tra formazione, design e territori: la missione secondo Nicola Pighi

«Quando abbiamo fondato NAD – Nuova Accademia del Design nel 2012 e successivamente ampliato il progetto sino a dare vita ad Hdemy Group, la nostra ambizione era chiara: costruire un sistema formativo capace di unire ciò che in Italia, troppo spesso, rimane separato. La cultura del progetto e il mercato; il sapere tecnico e la visione critica; le città d’arte del Nord e i territori generativi del Sud; la tradizione e l’innovazione.
Educare nel design oggi non significa più solo insegnare a “disegnare una sedia” o a “strutturare un’identità visiva”. Significa mettere nelle mani delle nuove generazioni gli strumenti per interpretare la complessità del contemporaneo. Significa insegnare che un oggetto, un ambiente o un’immagine sono prima di tutto messaggi sociali, culturali, politici. E che il professionista del futuro sarà qualcuno capace di tenere insieme estetica, etica e funzione.
Per questo abbiamo scelto una formula flessibile e aperta: corsi in presenza nelle città simbolo della cultura italiana – come Verona, Milano e Firenze – ma anche percorsi online che abbattono le barriere geografiche. Una rete di docenti che non provengono solo dal mondo accademico, ma lavorano attivamente nei settori del design, dell’architettura, del digitale, della comunicazione. E collaborazioni continue con aziende, editori, istituzioni culturali e professionisti indipendenti.
Crediamo che il talento non sia mai un punto di arrivo, ma un potenziale da coltivare. E sappiamo bene che in Italia quel potenziale nasce ovunque: in un liceo scientifico di Lecce, in una bottega artigiana di Bari, in un laboratorio grafico di Ragusa, in uno studio di provincia a Bergamo.
Il nostro impegno, come gruppo, non è quello di promettere un futuro semplice, ma di costruire contesti concreti, etici e coraggiosi in cui quel futuro possa emergere. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di progettisti, narratori visivi, comunicatori e designer capaci di fare la differenza non solo sul mercato, ma nel modo di abitare il mondo. Noi siamo qui per formarli, ascoltarli e metterli nelle condizioni di agire.» — Nicola Pighi, fondatore di Hdemy Group
Cosa si studia in NAD e Accademia Cappiello: dai percorsi triennali ai corsi professionali
Il sistema formativo di Hdemy Group comprende un’ampia offerta didattica progettata per formare figure professionali in linea con le esigenze del mercato del design, della comunicazione visiva e della digitalizzazione.
La NAD, con sedi a Verona e Milano, propone percorsi che vanno dai corsi post-diploma ai programmi triennali, fino a moduli professionali intensivi. Tra le principali aree formative:
- Interior Design – offerto sia in versione triennale che come corso professionale annuale
- Fashion Design – percorso completo dall'ideazione alla realizzazione del prodotto moda
- Brand Management & Visual Communication – strategie di marca, storytelling visivo e progettazione grafica
- Web Design & Communication – progettazione di siti web, UX e digital content
- Garden Design e Green Design – progettazione di spazi esterni e paesaggi contemporanei
Altri programmi brevi e certificazioni professionali, come Autodesk o Adobe Certified Professional, sono disponibili in formule flessibili anche online.
Accademia Cappiello, storica realtà fiorentina fondata nel 1956, è specializzata in arti visive, grafica pubblicitaria e comunicazione. Tra i suoi percorsi formativi:
- Visual Design e Grafica Pubblicitaria – progettazione di identità visuali, layout editoriali e comunicazione coordinata
- Interior Design – corso annuale o biennale per la progettazione di spazi residenziali e commerciali
- Motion Graphics e Video Editing – animazione digitale e creazione di contenuti audiovisivi per brand e media
- Web & Social Communication – linguaggi digitali, content creation e strategie social per aziende e brand
Entrambe le accademie alternano lezioni teoriche, project work, laboratori e collaborazioni reali con aziende, agenzie creative, studi di design e realtà del Made in Italy.
In un Paese che continua a essere punto di riferimento per il design, la moda e la comunicazione, il vero vantaggio competitivo non si misura soltanto nella storia, ma nella capacità di rigenerarsi.
Hdemy Group – con NAD e Accademia Cappiello – ha scelto di non limitarsi a insegnare mestieri, ma a costruire ecosistemi di futuro. Dove il talento non viene incasellato, ma liberato. Dove il luogo d’origine non è un vincolo, ma un valore. Dove formazione e impresa non sono mondi paralleli, ma parti di un’unica, necessaria rete.
È lì che cresce il design di domani: nell’incontro tra visione e concretezza. Tra radici e orizzonte. Tra chi sa fare — e chi sa insegnare a immaginare.
















