Domenica 07 Settembre 2025 | 04:58

Puglia, con l'addio al carbone il 40% dell'energia sarà rinnovabile. Ma nel nuovo piano la Regione frena sugli impianti fotovoltaici

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Puglia, con l'addio al carbone il 40% dell'energia sarà rinnovabile. Ma nel nuovo piano la Regione frena sugli impianti fotovoltaici

La giunta adotta l'aggiornamento del Pear: verrà autorizzato solo l'11% dei nuovi progetti presentati. «Diminuire i consumi e le emissioni»

Martedì 05 Novembre 2024, 05:18

06 Novembre 2024, 10:19

BARI - Da un lato la necessità di abbandonare le fonti fossili, dall’altro quella di regolare la crescita delle rinnovabili per le quali sul territorio pugliese risultano presentati progetti che valgono 92 Gw di potenza, cioè una volta e mezza dell’intero parco impianti già installato in Italia. È per bilanciare questi due aspetti che ieri la giunta regionale ha adottato l’aggiornamento del Pear, il Piano energetico ambientale: prevede l’ambizioso obiettivo di azzerare entro il 2030 l’uso del carbone, e di far crescere ancora (ma non in maniera indiscriminata) la produzione da fonte eolica e fotovoltaica mettendo un freno alle nuove autorizzazioni.

L’aggiornamento del Pear (che è un regolamento) verrà pubblicato domani sul Bollettino ufficiale per dare il via alla fase delle osservazioni (aperte fino al 23 dicembre), e pur trattandosi di un provvedimento tecnico potrebbe costituire l’ultimo grande atto politico della Regione guidata da Michele Emiliano di cui descrive la ricetta per la transizione energetica. Questo perché l’attuazione del Piano (che porta le firme degli assessori all’Ambiente, Serena Triggiani, allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, e all’Agricoltura, Donato Pentassuglia), al netto del «no» ideologico e immotivato al nucleare, punta a dare un giro di vite al consumo di suolo e dunque soprattutto ai grandi impianti fotovoltaici (che sottraggono spazi all’agricoltura): l’obiettivo 2030 è di raddoppiare la potenza installata, ma facendo in modo che «almeno» il 50% sia concentrato sui tetti, in impianti di piccola taglia. Raddoppierà anche l’eolico ma attraverso il revamping al 150% cioè sostituendo i vecchi generatori con macchine più moderne e più efficienti. Al 2030, secondo le previsioni, le acque territoriali della Puglia dovrebbe poi avere 640 MW di eolico in mare, un terzo dell’intero obiettivo nazionale. In questo modo il mix produttivo dovrebbe essere garantito per un quarto dal gas e per tre quarti dalle rinnovabili, anche grazie allo sviluppo in parallelo dei grandi sistemi di accumulo: batterie che si caricano con il sole e restituiscono energia la sera.

La Puglia è già oggi prima in Italia per produzione eolica e seconda per il fotovoltaico, la cui crescita indiscriminata mette a rischio tanto l’agricoltura quanto il paesaggio: basti dire che Terna registra (giugno 2024) richieste di connessione di nuovi parchi solari per una potenza pari a 36 GW. Ma allo stesso tempo negli ultimi 10 anni i consumi elettrici sono scesi del 12% (per effetto soprattutto della diminuzione degli usi industriali), a fronte di una produzione calata di un quarto per effetto della chiusura delle centrali (a carbone) di Bari e Brindisi.

Pur nella irrilevanza del dato territoriale rispetto alla produzione energetica (l’energia non ha «confini» regionali, potendo essere trasferita attraverso la rete), resta la necessità di una programmazione ordinata. E dunque il Pear ipotizza al 2030 una ulteriore riduzione dei consumi elettrici del 9%, con il 40% dei consumi garantiti dalle fonti di energia rinnovabile: rispetto al 2020 verrà consentita l’installazione di impianti per altri 7,3 Gw in più rispetto al 2020. Un dato che significa il raddoppio dell’attuale, ma anche con una stretta perché consentira il via libera a una percentuale oscillante tra il 2 e l’11% di quei 92 GW di progetti già in attesa.

Il Piano guarda anche al territorio con la costituzione delle comunità energetiche, più o meno grandi, che si rendono autonome attraverso il ricorso a sistemi di produzione sostenibili. Ma è collegato anche alla battaglia sulla decarbonizzazione, che non riguarda soltanto Ilva, pur confermando che l’orizzonte temporale per sfruttare l’idrogeno è ancora più lontano rispetto al 2030: per ora si guarda all’esperimento dei treni (previsto dal Pnrr), con tutti i dubbi del caso. Ma c’è anche un accenno alle compensazioni introdotte dalla legge Amati del 2022: in alcuni casi i produttori dovranno fare accordi territoriali, con l’obiettivo di fornire energia a prezzi calmierati a cittadini e imprese nelle zone di produzione.

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