Musica

«Cava - Il film», il viaggio sonoro di temo babila diventa visione in un film diretto da Antonio Stea

Un anno dopo l’album, il suono si trasforma in immagini. Un’opera sensoriale e simbolica tra luce, silenzio e purgatorio interiore

Un anno esatto dopo l’uscita dell’album CAVA, il progetto del pugliese temo babila si trasforma in un’esperienza cinematografica. Oggi, 14 ottobre 2025 è uscito ufficialmente “CAVA – Il film”, diretto dal regista e animatore Antonio Stea (Isacco Nucleare) e prodotto da Dischi Uappissimi insieme alla band.
Non si tratta di un semplice videoclip, né di un film “sulla musica”: CAVA – Il film è una vera e propria colonna visiva, un’opera che dà corpo e forma alle sonorità dell’album, restituendo in immagini le sue ombre, i suoi battiti e il suo mistero. Un linguaggio che va oltre le regole del videoclip per abbracciare il cinema come esperienza sensoriale e poetica.

Il film è disponibile esclusivamente sul sito ufficiale temobabila.com, dopo una serie di proiezioni-evento che ne hanno anticipato l’uscita in Puglia e a Matera. Ogni proiezione è stata accompagnata da un talk con il regista Antonio Stea, temo babila e Dischi Uappissimi, seguita da un mini live acustico dei brani dell’album, per riportare la musica “al centro, là dove tutto è cominciato”.

Ambientato in una cava notturna e selvaggia, il film racconta il cammino di sei spiriti inquieti che vagano in cerca del proprio volto perduto. Le loro torce, fiaccole di luce incerta, sono specchi delle anime cave e tormentate che cercano redenzione in un mondo sospeso tra sogno e purgatorio.
Il viaggio è fisico e spirituale: boschi di sangue, gallerie rocciose, cieli stellati e oscurità animali costruiscono un immaginario tra realismo magico e visione mistica. L’assenza quasi totale di luce artificiale e l’uso della camera a mano accentuano la tensione e la dimensione intima della narrazione, mentre il chiaroscuro diventa metafora dell’anima.

Nel cast figurano Antonio Intini (Tonzino), Federica Ciuffreda (Enne), Diletta Mastronardi (Lucente), Fabio Fusillo (Beccuccio), Roberta Pinto (Pinto) e Adriano Palattella (Palelle).
Le maschere dei personaggi, firmate da Iogregor, e la fotografia naturale di Nicola Cipriani e Anna Squicciarini contribuiscono a creare un’estetica grezza e rituale, dove la materia – terra, fuoco, carne – diventa linguaggio.

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