iL LIBRO
Quel «Jazz Europeo» e le sue radici esotiche
Lo storico mix di successo con la musica del continente
Il mondo dell’editoria è pieno di libri che affrontano il tema del jazz sotto i diversi aspetti tecnici e storiografici. Così come molti sono anche i cosiddetti manuali miracolosi, che consigliano dischi e artisti fondamentali per comprendere questo straordinario genere musicale. Un po’ meno inflazionata, invece, risulta quella frangia della musica afroamericana che nei decenni si è sviluppata nel Vecchio Continente, attraverso l’integrazione di musica autoctona.
A sopperire questa parziale mancanza, da qualche giorno è stato pubblicato il volume Jazz Europeo - non di solo passaporto (edito da i Quaderni di Digressioni, pp. 212, euro 16), una lodevole pubblicazione realizzata a quattro mani da un musicista, Livio Minafra, e un giornalista e critico musicale, Ugo Sbisà. Sono entrambi docenti al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari: Minafra, figlio del jazzista Pino e della clavicembalista Margherita Porfido, è un pianista e compositore che ha suonato in piano solo e in varie formazioni in tutto il mondo. Sbisà, che per anni è stato il critico musicale della «Gazzetta» e di altre riviste specializzate, ha firmato in veste di autore e regista trasmissioni radiofoniche Rai ed è anche autore di spettacoli teatrali. Il volume sarà presentato dai due autori, lunedì 11 alle 19.30 al Museo Diocesano di Molfetta, in un incontro che vede la partecipazione di don Gino Samarelli (editore), Grazia Di Bari (Delegata alla cultura della Regione Puglia), Fabrizio Versienti (critico musicale), con gli interventi musicali di Roberto Ottaviano, Pino Minafra e dello stesso Livio Minafra.
Jazz Europeo è un interessante volume che focalizza la sua attenzione su 130 album di 83 storici musicisti di diversi paesi europei: Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Scandinavia, Penisola Iberica, Est Europa, Mitteleuropa, Grecia, Turchia e Balcani. I due autori sono partiti dall’idea di scrivere il proprio punto di vista sul cosiddetto jazz europeo, realizzando volutamente un’opera non esaustiva. Pur tuttavia, leggendo il libro, si ha una quasi totale e articolata mappatura di questo fenomeno.
Ci ritroviamo pertanto in un viaggio musicale e culturale in cui si passa dalla Francia degli Anni ‘30 di Django Reinhardt, ma anche quella di Michel Portal, Jean-Luc Ponty, Richard Galliano, Michel Godard e Michel Petrucciani, all’Italia di Kramer, Gaslini, Rava, Fresu, D’Andrea, Urbani e il «nostro» Roberto Ottaviano. Si prosegue con i tedeschi Albert Mangelsdorff e Alex Von Schlippenbach, gli inglesi Kenny Wheeler, Evan Parker, John Surman, Elton Dean e Keith Tippett, con l’Olanda di Misha Mengelberg, con la Grecia, la Turchia e i Balcani di Sakis Papadimitriou e Dusko Goykovic, passando per la Scandinavia di artisti come il sassofonista Jan Garbarek e Lars Danielsson, la Penisola Iberica di Pedro Iturralde e Maria João, per l’Est europeo di nomi come Vyacheslav Ganelin e Sergey Kuryokhin, e la Mitteleuropa di musicisti come Friedrich Gulda, Pierre Favre e Irene Schweizer.
Il volume si compone di breve schede descrittive dei dischi e degli artisti che hanno dato lustro al jazz europeo, corredate da dati esplicativi sulle varie registrazioni realizzati dagli artisti. Non mancano le foto in un concept decisamente elegante.