C’è da chiedersi a cosa servono le chiamate popolari
Come succede sempre a ogni tornata elettorale, nessuno perde mai e tutti, in parte o in tutto, hanno vinto. È l’arte di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. Il quorum non è stato raggiunto e il referendum sulle trivelle è andato in fumo.
Intanto, però, il plotone degli astensionisti va per la maggiore. Una volta per indifferenza verso una politica stancante, una volta per la difficoltà di afferrare in modo concreto il problema su cui ci si deve esprimere, una volta per contaminazione familiare o amicale.
C’è da chiedersi a cosa servano queste chiamate popolari, se la comunità dei votanti se ne infischia dell’urna. Gli astensionisti abusano di qualunquismo verso le istituzioni, dimenticando che rinunciare al diritto di voto lede chi si volta dall’altra parte.
Fabio Sìcari, Bergamo