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Avezzano, dalla Puglia al monte più alto d’America per salvare il pianeta

 
Alessandro Salvatore

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Alessandro Salvatore

La nuova scalata «umanitaria» del fotografo-esploratore: affronta il freddo con un parka imbottito da scarto di capelli umani. Lo scalatore: «E' una rivoluzione tessile»

Venerdì 27 Gennaio 2023, 15:37

28 Gennaio 2023, 08:40

Leonardo Avezzano è un fotografo con la passione della scalata naturale. Classe 1981, di San Severo, in provincia di Foggia, le sue missioni all’«estremo» hanno in dote una finalità umanitaria. Avezzano, infatti, il 23 gennaio ha conquistato per la seconda volta in quattro anni l’Aconcagua che con i suoi 6960 metri è il monte più alto del continente americano. Sull’estremo rilievo delle Ande, il maggiormente elevato al di fuori del continente asiatico e secondo per prominenza dopo l’Everest, Avezzano ci è arrivato centrando il suo nuovo obiettivo «che guarda al pianeta»: per la compagnia olandese di cui è co-fondatore Human Material Loop, ha testato un prototipo di parka imbottito con il materiale generato dagli scarti di capelli umani.

Secondo Human Material Loop «solo in Europa 72 milioni di kg di capelli umani finiscono nelle discariche o negli inceneritori. Nel frattempo, le fibre sintetiche utilizzate nell’abbigliamento rappresentano un quinto dei 300 milioni di tonnellate di plastica prodotte a livello globale ogni anno». Per una ragione ambientale, nei suoi laboratori all’interno del Chemelot Campus di Geleen, nei Paesi Bassi, HML ha sviluppato una tecnologia per utilizzare la fibra proteica di cheratina di scarto - presente nel capello umano - generando prodotti ad alte prestazioni per l’industria tessile con zero impatto negativo sull'ambiente». Leonardo Avezzano ha effettuato il test pilota del giubbotto «riciclato» sull’apice delle Ande, «superando soprattutto l’ostacolo del grande freddo che pone l’Aconcagua per gli scalatori come un vero esame propedeutico a super vette come l’Himalaya. Difatti al parka da me indossato - spiega l’esploratore pugliese - è stato applicato da Human Material Loop uno speciale trattamento in modo che funga da isolante termico».

Considerare i capelli umani come rielaborato materiale di abbigliamento può far storcere il naso «ma, cercando di superare questo tabù, offre molti vantaggi» sottolinea l’azienda HML, che evidenzia lo strategico cambio dell’abusato piumaggio d’oca nei giubbotti imbottiti col capello attraverso la «sua quantità abbondante, non tossica, non irritante della pelle, ad alta resistenza alla trazione, leggera, isolante termico, flessibile e capace di assorbimento dell’olio come un materiale che ben si integra nel sistema di produzione». L’abito da esterno testato sulla località argentina da Avezzano non è il primo prodotto di derivazione umana realizzato da Human Material Loop che nel suo nome inglese svela il suo scopo: «Ciclo Materiale Umano». Nel 2022, infatti, la co-fondatrice dell’azienda Zsofia Kollar è stata nominata per il Dutch Design Award con il suo maglione fatto da scarti di capelli umani. «Tale riuso è ad impatto zero sull’ambiente grazie al durevole biomateriale filamentoso naturale costituito da circa l’80% di proteine di cheratina» spiega Avezzano, il quale sta rientrando nella sua San Severo con il brivido addosso della nuova missione compiuta: «Dopo la fine del 2018, ho compiuto la mia seconda arrampicata dell’Aconcagua. Sono felice perché ho dimostrato, concretamente, il risultato di una rivoluzione per l’industria tessile. Il parka da me indossato, col quale ho affrontato il freddo devastante tipico della montagna della provincia di Mendoza, con i ghiacciai esistenti sulle sue vette, ha dimostrato che l’ingegno umano può combattere l’inquinamento e la crudeltà sugli animali».

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