i lavori
Lecce, la Basilica di Santa Croce splende di nuova... luce
Inaugurato l'impianto di illuminazione dell'aula liturgica
Inaugurata la nuova illuminazione dell’aula liturgica della Basilica di Santa Croce. L’evento suggellato dalla celebrazione officiata dall’arcivescovo Michele Seccia nei Primi Vespri della solennità della Santissima Trinità, a cui la chiesa è dedicata. Dal crepuscolo vespertino si è manifestata una corale esaltazione dello splendido edificio ecclesiastico, meta di migliaia di visitatori che in passato «si lamentavano di non vedere la volta - riferisce monsignor Flavio De Pascali, parroco della cattedrale di Lecce e della stessa Santa Croce - I lavori, finanziati grazie all’oculata gestione di entrate e di risparmi di don Antonio Bruno, mio predecessore, unitamente agli introiti del progetto LeccEcclesiae, rappresentano un salto di qualità».
Il progetto di illuminotecnica è firmato dall’ingegner Mario Torchio torinese, 80 anni, con una lunga esperienza in Enel, dove ha curato il progetto “Enel Luce per l’arte”. La luce è la sua passione e una volta in pensione, negli ultimi vent’anni, con il suo team, ha proseguito la realizzazione di progetti finalizzati a “dar luce” nelle basiliche di Assisi, a piazza del Campo a Siena, per il Duomo di Chieri, di Como, di Urbino, nel seminario di Molfetta, di San Giovanni in Laterano a Roma. «La luce scelta - spiega l’ingegnere - di tipo naturale ben si sposa alla pietra leccese». Nella progettazione quattro i capisaldi: la liturgia, l’architettura, l’arte come arredo pittorico, scultoreo e ornamentale e i consumi. Il nuovo impianto consente la possibilità di scenari diversi, adattati di volta in volta alla liturgia, alla messa feriale, a quella festiva, ai matrimoni, alla visita turistica, alla fruizione artistica.
«I 250 proiettori, con potenze variabili da tre a 40 watt - informa Torchio - sviluppano una potenza globale di 5 Kw, contro i 20 dell’impianto precedente». Straordinaria la pietra di chiave dell’abside che focalizza lo sguardo del visitatore grazie ai costoloni illuminati e di grande impatto suggestivo i controluce che amplificano la già straordinaria “maraviglia” del monumento, giocando sulle superfici lapidee con suggestivi accorgimenti di chiaro scuro amati dal barocco.
Viva la commozione dell’arcivescovo Michele Seccia che ha restituito una profonda meditazione sul rapporto tra il creato, l’uomo, e Dio, un’unione indissolubile in cui l’uomo è chiamato a “far luce” con la sua opera, non soggiogando la natura ma come “signore del creato”. Un auspicio quanto mai attuale per rispettare ciò che la storia ci ha lasciato in eredità, godere della luce in tutte le sue molteplici manifestazioni e ritornare nelle chiese aperte alla bellezza.
(foto Massimino)