Domenica 07 Settembre 2025 | 00:44

Puglia, sanità al collasso: pazienti Covid nei corridoi al Policlinico di Bari

 
Redazione online (foto esclusive Luca Turi)

Reporter:

Redazione online (foto esclusive Luca Turi)

Ambulanze in coda, non ci sono più barelle, personale allo stremo. E nella notte simulazione nell'ospedale in Fiera (ancora chiuso)

Sabato 13 Marzo 2021, 13:02

16:37

BARI - Al Policlinico di Bari, così come si evince dalle foto scattate in esclusiva da Luca Turi, l'area Covid è ormai sotto pressione. Non è facile trovare letti disponibili e spazi per accogliere i tanti pazienti Covid che ricorrono alle cure dei sanitari. I pazienti, come si vede dalle foto, sono sulle carrozzine, alcuni hanno bisogno di ossigeno.

Diverse le ambulanze in fila all'esterno e molti dei pazienti, non essendoci letti a disposizione, stazionano sulle lettighe delle stesse ambulanze.  

E di ora in ora cresce la pressione sugli ospedali pugliesi in questa fase delicata dell’emergenza sanitaria. ieri, come ha ammesso dal governatore Michele Emiliano, sono soprattutto le strutture della provincia di Bari e di Taranto quelle più in sofferenza per l’aumento esponenziale di casi.

E nella notte si è svolta l'esercitazione per simulare il trasferimento di pazienti dal Policlinico all'ospedale realizzato nella Fiera del Levante dove - se tutto va bene - nei prossimi giorni dovrebbe iniziare il trasferimento dei pazienti per alleggerire le strutture Covid. 

CAOS PR LE AMBULANZE - Caos ambulanze al Pronto soccorso del Policlinico? Ma il problema è molto più grave. Il Pronto soccorso dell'Ospedale consorziale è allo stremo. «Al momento siamo in emergenza, purtroppo sì» conferma Vito Procacci, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale consorziale.

«Abbiamo di gran lunga superato i livelli di marzo 2020. E i pazienti sono molto più giovani e molto gravi». Un grido d’allarme che aiuta a trovare spiegazione del caos di ieri mattina davanti alla struttura, tra i mezzi che chiedevano il ricorso alle cure del pronto soccorso per i pazienti che trasportavano. Mezzi privati e ambulanze del 118, sotto pressione con un impegno che non concede tregue. In pratica è accaduto che due equipaggi del 118 sono dovuti rimanere in attesa che venissero loro restituite le barelle, nel frattempo condotte con i pazienti all’interno del nosocomio, per riprendere la corsa e raccogliere altre chiamate.

«Purtroppo le prime operazioni sul paziente sono effettuate sulle barelle stesse. Ogni volta che arriva un paziente – spiegano al Policlinico – prima di liberare la barella del 118 e indipendentemente dal fatto sia arrivato dichiarandone la positività conclamata, sono messe in essere tutte le procedure necessarie: dalla visita diagnostica alla stabilizzazione. Solo dopo il paziente può essere condotto nel reparto e restituita la barella all’ambulanza». Nel frattempo, i soccorritori del 118 procedono alla loro sanificazione, che ieri mattina si è svolta sul marciapiede davanti al Pronto soccorso, e quindi all’interno dell’ambulanza, barella compresa una volta rientrata. «Per ogni ricovero un paio di ore di attesa – commentano dal policlinico - che equivalgono a “bloccare” il mezzo prima di essere di nuovo operativa».

D’altronde momenti come questo sono ormai all’ordine del giorno. Dal Policlinico confermano che già da qualche settimana si vedono costretti a chiedere sempre più spesso agli operatori del 118 di dirottare i codici «giallo» e «verde» e i no-Covid, quando è possibile, alle altre strutture ospedaliere più vicine, come l’ospedale Di Venere e l’ospedale San Paolo. Nonostante la possibile assistenza domiciliare dell’Usca, il panico scatenato dal respiro corto e da una saturazione in discesa libera fanno correre il paziente a chiamare il 118 e a fare del Pronto soccorso del Policlinico l’immediato punto di riferimento.

«Siamo in una situazione di emergenza e da domenica notte abbiamo dovuto applicare il piano ufficiale “Massiccio afflusso pazienti” – spiega Vito Procacci - che ci ha consentito di recuperare spazi».
I problemi, però, sono ad effetto domino. Ieri mattina quello che ha allertato tutti è stata anche la scarsità di ossigeno a disposizione della struttura. «Abbiamo subito fatto un rifornimento straordinario – ha confermato il direttore - . Ormai si consumano quasi 50 bombole al giorno». Un picco nell’andamento della curva dei contagi che sembrava non appartenerci, perlomeno a Bari, nel marzo dell’anno scorso. E che per questo motivo ha visto partire il piano emergenziale del pronto soccorso. «Domenica notte abbiamo trasformato la sala rossa in semi - intensiva Covid – spiega Procacci - recuperando altri dieci posti letto. Il passaggio successivo è stato spostare la sala rossa nell'accettazione, e di conseguenza l'accettazione è stata spostata nella sala attesa “codici verdi”. Così abbiamo ottenuto un sostanziale raddoppio degli spazi assistenziali. Tutto questo – conclude - in attesa della imminente attivazione di altre due sale di semi intensiva nel pronto soccorso». Un’altra sala operatoria, attrezzata con le macchine per la ventilazione assistita, è alla palazzina Asclepios, ma viene gestita dalla rianimazione. (francesca di tommaso)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)