Il caso
Trani, l’ex sciala Torelli diventa un «lido» pericoloso
Il tratto di lungomare preso d’assalto dai giovani per un bagno a mare
Trani - Un tuffo con rincorsa nelle acque imprevedibilmente limpide e cristalline di un mare evidentemente non più contaminato dagli scarichi. Ombreggiamento garantito dal solaio della copertura delle vecchie vasche per la stabulazione dei mitili. La garanzia di essere pochi ma buoni, perché per arrivare lì è necessario compiere alcune acrobazie che non tutti possono permettersi.
Tanto basta e avanza per avere già trasformato l’ex sciala Torelli, sul lungomare Cristoforo Colombo, da fiorente attività commerciale per la produzione e vendita di frutti di mare a nuovo lido improvvisato per ragazzini, approfittando dello stato di abbandono in cui si trova dal 12 ottobre 2018, data in cui ne fu dichiarato il fallimento.
Lido improvvisato, ma pure pericoloso non soltanto per il rischio che si corre per accedervi, ma anche e soprattutto per le trappole disseminate: quelle che proprio i ragazzini potrebbero non scorgere, né valutare attentamente.
Basti pensare al grosso uncino sospeso nel vuoto al bordo di una delle vasche precedentemente citate. Oppure alla copertura di altre due vasche con mattonelle rosse precipitate aprendosi come una scatoletta di tonno, quasi sicuramente al peso di qualcuno che deve averci camminato sopra.
E poi macchinari distrutti e arrugginiti, autoveicoli ed autocarri sventrati, quadri elettrici che potrebbero ancora essere forieri di pericolo per la pubblica incolumità, persino uffici e ripostigli dove si intravedono vecchi registratori di cassa e raccoglitori che potrebbero contenere dati sensibili.
Da non sottovalutare la vasca di depurazione, per fortuna completamente vuota ma anche facilmente accessibile attraverso la scala adiacente: finirci dentro, anche per scherzo, è un’ipotesi da scongiurare in tutti i modi.
Capitolo a parte per le grandi tubazioni adagiate sulla pavimentazione, segno di quei progetti mai portati a termine derivanti da un robusto finanziamento comunitario cui non fecero seguito i lavori previsti: di tale circostanza, di cui si parla a parte, gli ex concessionari sono chiamati a rispondere presso le competenti sedi giudiziarie.
Inizialmente il tutto era vigilato da un custode, poi si sarebbero scelti passaggi periodici, ma adesso l’impressione è che non ci sia più alcuno che controlli: il cronista, per accedere al luogo, non ha trovato alcuno ad impedirgli l’accesso.
E così, entrandovi, se ne scorgono sempre più preoccupanti analogie con la quasi confinante e completamente distrutta ex sciala De Simone, più piccola nell’estensione ma più datata nel fallimento: lì, dove è molto più facile penetrare, non è rimasto veramente più nulla; qui siamo in uno stadio ancora intermedio, che però non lascia intravedere nulla di buono.
Di certo oggi, a trarne beneficio, sono soprattutto i giovani che hanno eletto quel posto per andare a farci il bagno. C’è chi ci arriva utilizzando la scala pubblica demaniale della confinante piccola scogliera del lungomare Cristoforo Colombo: è sufficiente percorrere un centinaio di metri lungo la scogliera, per poi giungere al muro di cinta della ex sciala e scavalcarlo facilmente.
Diversamente si può entrare dalla vecchia rampa di accesso che è si chiusa da un cancello, al cui lato però un varco della recinzione è facilmente valicabile da chi è in possesso di minime doti atletiche. Peraltro, proprio uscendo da quel luogo il cronista si è imbattuto in un pescatore con tanto di lenza e secchio, pronto anche lui a godersi in santa pace una mattinata più o meno all’ombra di quella mega pensilina al centro dell’ex insediamento industriale. E proprio nei pressi di quel grande tetto, a breve distanza dal muro di confine fra lo stabilimento e il mare, sia al di qua del muro, sia sulla scogliera si scorgono numerosi resti di consumazioni e persino tubetti di creme abbronzanti, asciugamani e ciabatte che dimostrano la sempre più frequente permanenza di persone in quel posto.
Numerosi cittadini, a loro volta, li fotografano da lontano poiché, dal muretto di affaccio del lungomare Cristoforo Colomb,o le sagome dei bagnanti che si trovano laggiù sono perfettamente visibili. Il timore è che tutto questo possa protrarsi a lungo, e non soltanto questa estate.
Il curatore fallimentare avrà il suo bel da fare per cercare il più possibile di tutelare quel luogo, ma nel frattempo ci si augura anche che la procedura si chiuda quanto prima con il concretizzarsi di manifestazioni di interesse da parte di imprenditori che vogliano farsi carico del rilancio di quel sito. Nel frattempo, però, alcune misure di cautela per evitare che qualcuno si faccia male sembra sia il caso di assumerle al più presto. A quanto s’è appreso, il curatore fallimentare ha informato le autorità perché, al più presto, si chiuda qualche accesso aperto. Anche se appare davvero difficile intercludere completamente una zona come quella.