Nella serata dell’appena trascorso venerdì 19 settembre, fra le mura dello spazio espositivo molfettese "54 – arte contemporanea", ha avuto luogo il vernissage della mostra "architetture improbabili – variazioni su temi" dell’architetto Lazzaro Pappagallo.
Nell’atto di calcare la soglia della galleria, il pensiero è quasi subitaneamente volato a una poesia di Antonella Anedda, Geometrie, che così recita: «Davanti alla dismisura delle cose cerco di / provvedere, / scendo nel loro baratro. Ogni volta riemergo / con il metro, il compasso, la mente piena di cifre. / Mi struggo per la geometria, mi ostino inutilmente / a calcolare l’area del cubo, del parallelepipedo, / del prisma, nomi di un’aria di cristallo priva di / veleno. / È un sogno infantile di teorema, / un innesto di mondo su un segmento di radice. / Se la osservi rimanda a un’equazione, al suo / quadrato, / con l’ala dei numeri che svetta su ciò che è / smisurato». L’architetto, come l’Anedda, è quasi ossessionato – nell’esercizio della sua professione – dalla misura delle parti, delle componenti; dall’equilibrio dello scarico dei pesi e, si potrebbe dire generalizzando, dalla misura degli «aggeggi», dell’«interrato» della vita stessa. Nei progetti a china di Pappagallo, invece, la rotta è come invertita.
Le forme, le geometrie sembrano quasi costruirsi e decostruirsi, innescarsi e disinnescarsi ad un tempo. La carta accoglie uno sciame di segmenti intesi a seguire una specie di ordinato disordine interiore, una sequela di progetti in potenza che attrae nella sua tanto colorata quanto irreale conformazione.
Si potrebbe dire questa, mutuando da Paolo Conte, una congerie di «Architetture Lontane»: scampoli di mondi assonometrici, in alcuni passaggi rassomiglianti a certe rese incisorie di Escher, intrappolati dalla fantasiosa manualità del progettista d’altri tempi. La mostra sarà visitabile fino al 12 ottobre, dalle 18:30 alle 20:30.