Scuola

Pranzo futurista a Bari, la sfida degli studenti dell'IPEOA Perotti

Leonardo Petrocelli

Allestimento e pietanze: così lo spirito dell’avanguardia italiana rivive nei piatti. Il preside Castellana: «Risultato che ci inorgoglisce, tutta la comunità si è mobilitata»

BARI - Un’avanguardia chiusa in un piatto e pronta a esplodere nei palati degli ospiti, già deliziati dall’allestimento e dai menu a tema. «Un pranzo futurista» è il progetto messo in campo giovedì scorso da docenti e alunni dell’Istituto Professionale Alberghiero «Armando Perotti» di Bari. Un evento-compito di realtà, pensato nell’ambito delle nuove Linee Guida per l’Orientamento, che ha assunto subito i tratti di una vera e propria sfida capace di mobilitare l’intera comunità scolastica.

L’input, naturalmente, arriva dalla dimensione umanistica, con l’individuazione del tema, per poi prendere corpo con gli allestimenti curati dai docenti Sara Minini e Francesco Caporusso - referenti eventi per la scuola - e, infine, con il definirsi del menu costruito dal docente-chef Antonio De Rosa. In prima linea gli alunni che hanno affrontato la sfida con lo stesso spirito avanguardistico che il tema esigeva. «È un evento didattico completo - spiega in apertura il dirigente scolastico Leonardo Castellana -, esteticamente molto gradevole, che inizia tra i banchi e prosegue nelle sale e nelle cucine. Di fatto, si tratta di una “lezione”. E speriamo davvero che tutte le lezioni in futuro siano come questa».

E così, il numeroso pubblico ha visto sfilare davanti a sé «l’intrepido gambero», «la lussuria del sottobosco», «gli orgogli di Calabria», «l’audacia del dauno» e «l’erotica dolcezza», per citare il futuristico elenco della «Listavivande» (il menù dei profani) accompagnata dalle «Polibibite», a cominciare dal cocktail di benvenuto «daltonico-ubriaco».

In realtà, più che ricalcare pedissequamente le intuizioni futuriste, la composizione del percorso culinario ha sfidato l’avanguardia novecentesca come spiega De Rosa: «Abbiamo fatto un po’ di ricerca - racconta - e la cucina futurista, con i piatti suggeriti, era improponibile. E allora abbiamo dato vita a un menu che andasse un po’ contro. Per loro, la cucina era un fatto autarchico, nazionale, ma io credo sia un fatto globale, impossibile da chiudere in confini intellettuali o geografici. Dunque - conclude De Rosa - il menu mette insieme tradizione e sapore italiano con tanti prodotti globali. I ragazzi? Entusiasti e partecipativi. L’importante è far capire loro che dietro un piatto c’è sempre un pensiero.». Maiale dauno e funghi Shiitake, fichi di Cosenza e patate americane al Macis, convivono così nello stesso armonioso percorso degustativo. Sul tavolo, invece, materiali di diversa consistenza tattile (velluto, seta e carta vetrata) indicano la posata da abbinare all’esperienza «multisensoriale» perché, come scriveva Filippo Tommaso Marinetti, capofila dell’avanguardia, «futuristicamente mangiando, si opera con tutti e cinque i sensi».

«L’allestimento della sala - spiega infatti Minini - è basato sui colori e l’astrattismo tipico dell’epoca futurista; tocco multisensoriale è il poggia posate, realizzato a mano, che permette di unire la sensazione tattile del palato a quella delle mani. Merito dei ragazzi in sala, in particolare, la creazione del cocktail futurista di aperitivo, che cambia colore grazie all’unione del butterfly e del succo fresco di limone».

Alla fine del lungo evento l’applauso accompagna la sfilata degli studenti in sala e chiude, con i ringraziamenti di Castellana, un’esperienza comunitaria realmente totalizzante. Con una certezza. La sfida futurista è stata vinta.

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