Una mela al giorno

Alimentazione e cuore: cosa mangiare per proteggersi

Nicola Simonetti

Dieta mediterranea autentica tradizionale, pochi grassi e meno carne rossa, più verdure, frutta, legumi, pane e pasta integrali, pesce azzurro e meno sodio e più potassio 

Alimentazione e cuore ovvero come e cosa mangiare per proteggere l’apparato cardiovascolare ed evitare infarti, ictus e via dicendo. I suggerimenti vengono dal Congresso nazionale di cardiologia “Conoscere e curare il cuore organizzato, a Firenze, dal prof. Francesco Prati, presidente della “Fondazione Centro per la lotta contro l’infarto”, al congresso nazionale di Firenze “Conoscere e curare il cuore”.

Abbiamo contro i “quattro cavalieri dell’Apocalisse” che sembra ci giochino contro, una specie di “quattro cantoni”, scambiandosi, l’un l’altro, uno di noi e, in particolare i nostri cuore e vasi sanguigni da colpire, far ammalare, uccidere: inquinamento atmosferico (sviluppo di aterosclerosi coronarica e placche a rischio di rottura), rumore e luce notturna (scombussolamento di ormoni e alterazioni delle pareti interne cardiovascolari), alimentazione.

Quest’ultima, può compendiarsi in “sana, parca”, mediterranea autentica tradizionale, pochi grassi e meno carne rossa, più verdure, frutta, legumi, pane e pasta integrali, pesce azzurro e meno sodio e più potassio per ridurre, insieme a compatibile esercizio fisico giornaliero, il rischio cardiovascolare.

Un elevato consumo alimentare di sodio è considerato  - chiarisce il prof Francesco Prati - tra le principali cause di aumento dei valori della pressione arteriosa (PA) e costituisce uno tra i più importanti fattori di rischio legati alla dieta che favorisce la comparsa di eventi negativi cardiovascolari in tutto il mondo. Lo studio PURE ha dimostrato che un aumento di 1 g di sodio nella dieta si associa ad un incremento del valore medio di PA sistolica pari a  2.11 mmHg (millimetri di mercurio: i nimeri che appaiono sullo strumento di rilievo della pressione, lo sfigmomanometro). L’aumento è maggiore nei soggetti più anziani (2.97 mmHg per 1 g di sodio) e in coloro già ipertesi (2.49 mmHg per 1 g di sodio) mentre l’effetto è assai inferiore o assente negli under 55 anni o con normali valori di PA. Esiste un consenso unanime nell’affermare che l’introito alimentare di sale vada ridotto specie in pazienti ipertesi e di età più avanzata. Le principali società scientifiche internazionali e l’OMS raccomandano a tutti, per ridurre la PA e prevenire inconvenienti cardiovascolari, la soglia della quantità di sale inferiore a 5 g al giorno.

Da valutare anche l’assunzione alimentare di potassio il cui aumento, nella dieta, ha effetto favorevole su diversi fattori di rischio e sulle malattie CV e per tale motivo le linee guida internazionali raccomandano un aumento del consumo regolare di verdura e frutta fresca, ricche di potassio. Dimostrato che un incremento del consumo quotidiano di sale pari a 1 grammo di sodio corrisponde ad un aumento del 18 % di eventi cardiovascolari (infarto, ictus, ecc.) mentre l’aumento del consumo di potassio di 1 grammo si associa a riduzione (più evidente nelle donne) del 18% dei malanni di cuore e vasi sanguigni. Meno sale, più potassio, un binomio protettivo.

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