Diario di classe

Carissimi studenti, siete tutti speciali

Mirella Carella

Stamattina sono arrivata in classe come sempre trafelata, non solo per la mia innata capacità di arrivare in classe in ritardo anche se sono a scuola già da un’ora, ma per il peso dei libri, che sembrano aumentare un po’ di più ogni anno mentre corro su per le scale

Stamattina sono arrivata in classe come sempre trafelata, non solo per la mia innata capacità di arrivare in classe in ritardo anche se sono a scuola già da un’ora, ma per il peso dei libri, che sembrano aumentare un po’ di più ogni anno mentre corro su per le scale.
Andrea mi aspettava, ne ero certa, la scorsa settimana mi aveva già detto che avrebbe approfittato del weekend per prepararsi all’interrogazione. Così è stato.
Ha esordito dicendo: «Prof. quattro giorni ho impiegato per essere pronto oggi!». Gli ho sorriso ma avrei voluto rispondergli che aveva trascorso il suo tempo nel modo migliore: studiando la storia dell’arte.
Ha preso il libro e tutti i suoi appunti e si è seduto accanto a me rivolto verso i compagni, mi ha sorpreso questa scelta e gli ho detto che poteva restare seduto al suo posto, se questo lo faceva sentire più a suo agio, ma ha gentilmente declinato l’invito ed iniziato a snocciolare tutti gli argomenti di cui avrebbe parlato. I compagni, nel frattempo, hanno iniziato a sorridere e a farsi rumorosi, l’intento era quello di suggerirgli un cambiamento nella postura, avrebbe dovuto rivolgersi verso di me. Ma Andrea, incurante di quanto detto, ha continuato a parlare guardando la classe. Il motivo è stato subito chiaro: aveva organizzato il racconto anche per loro e la sua narrazione semplice ma chiara, è apparsa subito efficace. I compagni di classe lo hanno ascoltato attenti ed in silenzio, mentre Andrea con invidiabile disinvoltura, di tanto in tanto suggeriva loro le pagine del libro da cui attingere le immagini delle opere di cui si stava occupando.
Abbiamo dovuto fermarlo, sarebbe andato avanti ancora e ancora, e al termine del suo excursus la classe è esplosa spontaneamente in un fragoroso applauso. Bello!
È stato un abbraccio corale. Andrea è un ragazzo speciale. Speciale è il suo sorriso ancora bambino e speciale è il suo sguardo, sguardo profondo.
Speciali. Tutti i ragazzi che ogni mattina mi sono di fronte, lo sono. Ognuno a suo modo.
Non do più nulla per scontato, neanche quel senso di appartenenza alla classe degli studenti, che appare sempre più raro. Così abituati a ricalcare le nostre dinamiche adulte, sempre più individualiste. L’umanità che resiste e di cui a volte siamo testimoni sembra essere sempre più preziosa.
E per divenire «diversi», anziché speciali, agli occhi dei propri compagni di banco oggi e della società domani, basta poco. A volte un piccolo dettaglio. L’abbigliamento, il modo in cui gesticoli mentre parli, le tue passioni, il tuo carattere introverso. Persino il silenzio è capace di divenire barriera inespugnabile. Le tue origini, le tue abitudini familiari, a volte persino i tuoi sogni, sanno farsi ostacolo. Glielo abbiamo insegnato noi.
C’è sempre qualcuno capace di farti sentire dalla parte sbagliata, per questo quando una classe è capace di accoglierti - di abbracciare te, Francesco, Fabiana, Valentina, Cristina (e dovrei proseguire ancora e ancora) - vale la pena di dedicargli una pagina, una pagina di Diario di Classe perché appare sempre più un dono miracoloso da preservare con cura.
È quello che faremo.

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