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Ecco come scrivere il Curriculum della vita

Emanuela Megli

Anche se si chiama curriculum vitae et studiorum, il cv è spesso solo un elenco asettico di titoli e ruoli lavorativi apparentemente perfetto, sempre meno ricco dell’esperienza della vita che ha portato a fare quelle scelte

Anche se si chiama curriculum vitae et studiorum, il cv è spesso solo un elenco asettico di titoli e ruoli lavorativi apparentemente perfetto, sempre meno ricco dell’esperienza della vita che ha portato a fare quelle scelte e a sviluppare le competenze umane. 

Ogni persona dovrebbe scrivere il proprio curriculum della vita, poiché il lavoro è solo una parte della vita ed è inserito in essa e spesso il curriculum di lavoro non esalta le esperienze complessive di vita che costituiscono la cornice principale delle scelte, anche in campo lavorativo.

In una visione che esclude la vita come esperienza di competenze a 360 gradi, si tende a nascondere nel proprio curriculum di studio e lavoro tutte quelle esperienze che rappresentano difficoltà o impedimenti, come possono essere rallentamenti, malattie, cambio di indirizzo di studio e lavoro, perdita del lavoro, scelte famigliari e trasferimenti, nascite, matrimoni o separazioni, che intaccano la linearità del percorso professionale.

Al contrario, in ottica di valorizzazione della vita delle persone, le esperienze fallimentari, dovrebbero rappresentare proprio i momenti più importanti di apprendimento dalla scuola della vita, in cui senza iscrizione al percorso e soprattutto senza titolo o attestato, consentono se si vuole, di sperimentarsi, di conoscersi e di sviluppare consapevolezza e grinta, orientandosi con maggiore decisione verso gli obiettivi successivi. In quest’ottica tutti i giri di boa della vita, rappresentano delle masterclass di crescita, se si sfruttano per desumere nuovi apprendimenti ed evoluzione. 

Lungi dal credere che il lavoratore perfetto sia colui che non ha mai sbagliato o fallito nella propria impresa, che non è cambiato; ma credendo, al contrario, che proprio grazie a quegli stop and go, è riuscito a diventare pienamente sé stesso, a realizzare non solo le sue scelte di studio e lavoro, ma a investire in sé come persona, oltre i ruoli, collegando le dimensioni del vivere alla sfera dell’essere e del proprio scopo di vita, capace di dare senso e motivazione alla vita. Proprio nei momenti più difficili si nascono i nostri salti di qualità, i nostri momenti più importanti di crescita. L’azienda più importante in cui lavoreremo tutta la vita, è la vita stessa!

Non basta più solo trovare giustificazioni idonee ai “buchi del curriculum vitae et studiorum”, sarebbe ancora più convincente riscrivere il proprio curriculum di vita completo e scoprire in che modo si sta sbocciando e diventando sé stessi, in una dimensione più ampia. Un viaggio che offre delle tappe all’interno della vita delle organizzazioni nelle quali poter fare un pezzo di strada insieme, arricchendo il percorso comune.

 Sono quelle le soft skills da inserire nella parte del cv che indica le competenze trasversali al ruolo, ovvero afferenti alla personalità e alle sue capacità e abilità umane.  Quelle che anche se soffici - e non hard come quelle tecnico professionali- , hanno permesso di sviluppare senso di sé, umiltà, consapevolezza sui punti di forza e le aree di miglioramento, gestione dello stress, resilienza, perseveranza, gestione dei problemi e delle emozioni, doti relazionali, valori di collaborazione, spirito di iniziativa e senso di responsabilità, così necessarie e fortemente cercate nei profili delle candidature. Sta alle aziende, poi, saperle stimolare e cogliere, valorizzandole invece che giudicandole, se saranno pronte ad accogliere la sfida del cambiamento, che non premia solo l’efficacia della performance finale, ma tutto il processo che ha consentito – anche attraverso tentativi ed errori – di raggiungere l’obiettivo e di creare valore e nuovo apprendimento. 

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