Agil@Mente
Il conflitto con sé stessi si riflette nelle relazioni con gli altri
La nostra parte più vulnerabile, fatta di sensazioni e percezioni è indifesa e ci costituisce un problema da gestire, una bomba emotiva da disinnescare
Quando è difficile comunicare con sé stessi, perché l’auto giudizio e la mancanza di alleanza ci portano ad evadere da noi, scappando dalla nostra responsabilità su noi stessi, attribuendola completamente all’esterno, entriamo in conflitto anche con gli altri, perchè portiamo il conflitto in noi.
Il sistema difensivo tattico, basato su meccanismi istintivi di specie come la fuga o l’attacco, ci porta a non riuscire a vedere nitidamente ciò che sta avvenendo, perché non abbiamo strumenti interiori per gestire paura, senso di colpa, rabbia, senso di vergogna e automaticamente rimuoviamo quelle emozioni, corazzandoci nella iperazionalità e schermando sentimenti ed emozioni (meccanismo di fuga, negazione). La nostra parte più vulnerabile, fatta di sensazioni e percezioni è indifesa e ci costituisce un problema da gestire, una bomba emotiva da disinnescare. Ed è proprio a questo punto che decidiamo di disconnetterci dalla nostra interiorità e dalla realtà e incominciamo ad evadere e a raccontare a noi stessi qualcosa che ci aiuta a gestire quel carico emotivo incontenibile. Ovvero il peso della coscienza e della consapevolezza del nostro limite, dei nostri errori, della nostra finitezza. Può accadere che mentiamo a noi stessi, costruendo una storia che omette dettagli importanti o che nega la realtà vista da punti di vista di altri attori nella scena. Oppure che distorciamo o che generalizziamo i nostri comportamenti e quelli degli altri, etichettando questi ultimi come tipici o normali in situazioni similari e giustificando le nostre azioni. Diverso sarebbe vedere i comportamenti disfunzionali e perdonarsi, facendo qualcosa per modificarli e migliorarli.
Non attingendo alle nostre risorse interiori, o sentendo di non possederle, ci neghiamo di contattare il nostro io più profondo… e di stare in contatto e in ascolto della realtà.
Se l’altro mi fa da specchio nella relazione, riflette la mia immagine e restituendomela, sarà ritenuto colpevole e responsabile del mio comportamento. Solo perché me la manifesta.
Solo chi vorrà davvero avviare un percorso di autoconsapevolezza, potrà ritrovare dentro di sé i propri schemi automatici di comportamento e le origini di questi ultimi, accogliendo le dinamiche che si verificano con compassione e perdono, per poterle vedere, accettare, accogliere e gestire le dinamiche in un cambiamento che genera evoluzione e benessere.
Sarà possibile adottare un sistema difensivo strategico, capace di adottare strumenti di gestione delle emozioni e di regolazione del coinvolgimento emotivo, per scegliere come intervenire nella relazione con noi stessi e con gli altri, riconoscendo il proprio contributo personale e indipendente nelle relazioni e la differenze tra gli interlocutori, riconducendo a ciascuno dei soggetti le responsabilità della relazione.