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Nella famiglia si formano le competenze relazionali e l’amicizia

Emanuela Megli

Secondo Bowlby le relazioni affettive apprese saranno riproposte nella vita affettiva adulta.

Come per molte abilità, anche l’amicizia è una caratteristica presente in alcune persone più che in altre. La capacità relazionale si sviluppa nella prima infanzia, grazie alla relazione con le figure genitoriali e agli stili educativi e genitoriali (Baumrind, ’70). Oggi sappiamo che la risposta empatica alle esigenze del bambino, offerta con costanza e continuità nel rapporto, contribuisce allo sviluppo di abilità sociali. 

Il sistema motivazionale relazionale (Teoria dell’attaccamento, John Bowlby 1973), o attaccamento, verso la figura di riferimento scelta dal bambino, soddisfa il bisogno di amore e protezione che supera il principio dello sviluppo basato sulle pulsioni (Freud) e sul bisogno fisico o alimentare. 

Secondo Bowlby le relazioni affettive apprese saranno riproposte nella vita affettiva adulta.

Gli studi hanno dimostrato che il bisogno di affetto, calore, presenza sono estremamente più rilevanti del bisogno di accudimento del bambino che consiste nell’essere sfamato, di ricevere risposte a bisogni fisici e fisiologici. 


Nelle fasi di crescita, infatti, le emozioni intense positive o negative, caratterizzano la relazione tra il bambino e la figura affettiva di riferimento e si evolvono nell’alternanza di comportamenti, di collaborazione, competizione, di aiuto o di evitamento. Sono gli scambi quotidiani emotivamente densi che sensibilizzano i bambini verso i fratelli, i compagni e gli amici, in un vero e proprio allenamento in grado di far acquisire le competenze sociali. 


L’amicizia nasce a seguito di una frequentazione continuativa, in cui i bambini scelgono i loro accompagnatori di viaggio. Esistono 4 stadi dell’amicizia (Selman). 

Tra i 3 i 5 anni i bambini considerano amici i compagni di gioco occasionali e momentanei, l’amicizia è concepita come vicinanza fisica, in cui i bambini comprendono solo le azioni del compagno e le sue caratteristiche fisiche, al contrario non c’è consapevolezza dei pensieri altrui. 

Tra i 6 e gli 8 anni, l’amicizia ha a che fare con la capacità di ricevere aiuto e di intuire i desideri e i bisogni dell’amico, spesso di tipo strumentale e orientato a soddisfare le aspettative. Nella preadolescenza e adolescenza, invece l’amicizia diviene di primaria importanza, in quanto avviene il distacco dalle figure genitoriali e il gruppo degli amici diventa una seconda famiglia. Durante la preadolescenza l’amico si sceglie per caratteristiche di affinità, somiglianza o desiderabilità delle sue caratteristiche. Nell’adolescenza nasce la predilezione verso il migliore amico e si verificano le prime “cotte”: è la fase dello sviluppo della capacità di cooperare, risolvere i conflitti, di provare sensibilità e interesse reciproco. 


La famiglia è il primo e il più importante contesto della crescita fisica e psicologica del bambino, in cui esso può imparare a sviluppare la reciprocità. Per far crescere bene i figli, dunque, bisogna dedicare loro del tempo di qualità, stare con loro a fare qualunque cosa: giocare, guardare i cartoni animati, studiare con loro, accompagnarli alle lezioni sportive, esserci ed essere pronti a dare amore concreto, prima che essi smettano di condividere, pur conservando il rapporto con loro se è stato costruito preventivamente. Talvolta, l’avere costantemente i figli in casa, può dare l’impressione di vivere accanto a loro, mentre spesso nelle relazioni affettive si nasconde distanza se non proprio trascuratezza emotiva e sentimentale. 

Non perdiamo l’opportunità di una presenza d’amore che si riflette anche nella vita di noi adulti!

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