TARANTO - Il Tribunale le dà ragione, ma l’azienda non la riassume. Accade ad una lavoratrice dell’Auchan di Taranto, licenziata ma non ancora reintegrata nonostante le disposizioni del giudice. A denunciare il fatto è Giovanni D’Arcangelo, segretario provinciale della Filcams-Cgil. D’Arcangelo stigmatizza l’atteggiamento della direzione dell’ipermercato che si trova sulla strada per San Giorgio: «È irrispettoso nei confronti dei lavoratori oltre che delle organizzazioni sindacali». La notizia arriva proprio mentre le relazioni con Auchan si fanno sempre più difficili e tese a Taranto. Ieri avrebbe infatti dovuto riaprirsi il tavolo della trattativa sui contratti integrativi, ma l’incontro è stato annullato a meno di ventiquattro ore di distanza.
«Così facendo - osserva D’Arcangelo - la società si è assunta l’enorme responsabilità di rompere le relazioni sindacali, chiudendo definitivamente il dialogo anche con il trasferimento di alcuni lavoratori negli altri ipermercati pugliesi, con la motivazione generica che l’operazione rientra in questioni di natura tecnica, organizzativa e produttiva». Per quanto riguarda invece il mancato reintegro della dipendente licenziata, la Filcams mette in luce la riluttanza dell’azienda nel riconoscere una sentenza del Tribunale del lavoro di Taranto relativa al ricorso della stessa addetta, che era stata assunta con contratto a termine.
«Lo scorso 12 novembre - spiega il segretario del sindacato - il giudice ha condannato la nota catena francese, colosso della grande distribuzione, ad assumere a tempo indeterminato la lavoratrice precaria, che negli anni pregressi era stata fatta oggetto di una serie di plurimi contratti di lavoro a tempo determinato. Ma Auchan continua a prendere tempo davanti all’evidenza».
La lavoratrice era stata assunta nel 2006 con contratto di un mese in qualità di addetta alle operazioni ausiliarie alla vendita ed addetta presso l’ipermercato di Taranto. Scaduti i trenta giorni, ci sono stati numerosi rinnovi e proroghe a febbraio, ad aprile, a luglio e a dicembre dello stesso anno. Poi di nuovo a luglio dell’anno successivo. E non solo. La lavoratrice sarebbe riuscita a dimostrare di aver prestato servizio per Auchan anche quando non era assunta alle dipendenze dirette dell’ipermercato, ma attraverso una società di lavoro interinale. A conferma di ciò, oltre cinquanta contratti di somministrazione della durata di pochi giorni ciascuno.
Per motivare i rinnovi e le ricorrenti assunzioni, si parlava di «incremento vendite periodo pasquale», «incremento vendite periodo estivo», «incremento vendite e attività periodo natalizio e saldi invernali», «picchi di lavoro cui non è possibile far fronte col normale organico aziendale». Il rapporto di lavoro è definitivamente cessato nell’agosto del 2010. Di qui il ricorso per il tramite dell’ufficio vertenze legali della Filcams-Cgil e su assistenza dell’avvocato Luca Bosco, per ottenere la conversione del rapporto di lavoro in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Ricorso appunto accolto dal giudice Annamaria Lastella, con la motivazione di «abuso dello strumento del contratto a termine in luogo quello a tempo indeterminato». La sentenza stabilisce l’immediata riammissione con corresponsione delle retribuzioni omesse in tutto il tempo del lavoro interinale. Di fatto, però, la lavoratrice è ancora disoccupata.
















