Culto e cultura nel segno della dea: sorge a Taranto il tempio di Minerva

Dopo il tempio di Apollo a Monteiasi inaugurato l'anno scorso, l’associazione Tradizionale Pietas ha costruito ex novo un vero e proprio tempio dedicato a Minerva nel cuore di Taranto, in via Crispi 73. Qui anche laboratori artistici dedicati alla ceramica

Leonardo Petrocelli

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Leonardo Petrocelli

Venerdì 11 Agosto 2023, 05:00

TARANTO - Le reminiscenze scolastiche ce la restituiscono dea della cultura e dell’intelletto. Figlia di Giove e protettrice di Ulisse. Le arti, in particolare quelle femminili, le sono sacre al punto che, nell’antica Grecia, un vecchio detto indirizzato alle tessitrici recitava così: «Muovi le tue mani insieme a quelle di Atena». E ora Atena-Minerva, nel suo culto «gentile» e nella sua potenza artistica, è tornata in quella Magna Grecia che è radice identitaria del Sud Italia. A Taranto, nella centralissima Via Crispi 73, l’associazione Tradizionale Pietas ha costruito ex novo e inaugurato, domenica scorsa, un vero e proprio tempio dedicato a Minerva all’interno di uno spazio ampio che sarà, insieme, «luogo di culto e di cultura».

Il ritorno degli dei in area jonica - per quanto a qualcuno possa risultare sorprendente - non è in realtà una novità assoluta. L’anno scorso, infatti, sempre Pietas aveva edificato e aperto al pubblico un tempio dedicato ad Apollo a Monteiasi. Una notizia che aveva fatto il giro d’Europa e che si inseriva, compiutamente, in quel filone di riscoperta delle religioni classiche e pre-monoteiste che attraversa il continente, dalla Scandinavia ai Paesi Mediterranei. Un fenomeno di dimensioni crescenti che inizia a interessare sociologi e storici delle religioni oltre che, da tempo, a stimolare le coscienze d’Occidente.

L’area tarantina dunque, unica in Puglia e fra le poche in Italia, offre già una doppia presenza. «Taranto è storicamente un riferimento culturale importantissimo; dopo la caduta di Kroton divenne il nuovo centro del Pitagorismo magno-greco e la capitale della Lega Italiota, il primo accenno di Italia unita registrato nella storia. Poi furono i romani a raccogliere quella eredità e a farla propria», racconta Giuseppe Barbera, archeologo, presidente dell’associazione e pontefice dell’Ente religioso Pietas, regolarmente registrato presso pubblico ufficiale di Stato.

«Il tempio di Minerva - riprende - vuole essere un punto di riferimento per tutti i tarantini che hanno voglia di riscoprire le proprie radici. Presso di esso sarà possibile accedere al culto classico in tutti i suoi aspetti: iniziazioni, voti, preghiere. Ma sarà attivata anche una dimensione culturale molto vivace». In particolare, il filone è doppio. Da un lato, l’approfondimento di tutto il filone storico e archeologico che abbraccia la Magna Grecia, il pitagorismo, l’identità tarantina. Dall’altro, le arti con una bottega artigianale dedicata in particolare alla lavorazione della ceramica, come spiega la referente Maria Esposito: «L’obiettivo è quello di riportare questo tipo di produzione a Taranto- racconta - . In passato ha assunto un ruolo importantissimo ma poi si è andata perdendo e si è spostata a Grottaglie dove ci sono oltre 40 botteghe. Qui abbiamo solo rivenditori. È una tradizione che va ripristinata attraverso laboratori e collaborazioni con altri artigiani. Coinvolgeremo anche i bambini».

Le opere, naturalmente, saranno a tema classico, ispirate al mito e al culto romano, così come lo è la Minerva di ceramica innestata sul legno di ulivo che troneggia nel tempio appena inaugurato attraverso una conferenza di presentazione e un rito svolto di fronte al pubblico di aderenti e semplici curiosi. «L’accesso è libero. Siamo aperti a chiunque desideri incontrarci, anche al di là della propria visione religiosa - conclude Barbera -. Ciò che portiamo avanti appartiene a tutti. A 1632 anni dai divieti teodosiani, gli dei sono tornati a Taranto».

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